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MI PIACE LAVORARE - MOBBING regia di Francesca Comencini

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ULTRAVIOLENCE78     7 / 10  12/05/2008 11:46:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Mobbing" è un buon esempio di film italiano di denuncia: la rappresentazione della realtà delle vessazioni sul lavoro è veritiera e rifugge dalla narrazione romanzata (la quale è sempre alle porte quando si tratta di mettere in scena i drammi della vita quotidiana); e la recitazione della Braschi per una volta non risulta stucchevole (in effetti più di tanto non si poteva pretendere). Scevro da qualsiasi forma di retorica e di enfatizzazione, il film di Francesca Comencini ci descrive in maniera sobria e allo stesso tempo cruda la parte peggiore (e preponderante?) del lavoro in azienda: quella in cui i dipendendenti, pur tutelati dall'art. 18 sullo Statuto dei lavoratori (che vieta di licenziare senza giusta causa), sono di fatto privati di quella tutela nel momento in cui vengono fatti oggetto di vessazioni ed emarginazione volti ad ottenere le loro dimissioni, che sostanzialmente si traducono in un licenziamento imposto con la forza dall'alto. La realtà che ci viene presentata è degradante, in quanto non ci mostra soltanto la prepotenza dei capi, ma anche la dimensione omertosa ed egoistica dei colleghi, (quasi) tutti tesi a preservare il loro "cantuccio".
Non so se poi era nelle intenzioni della Comencini, ma dal film emerge indirettamente (e penso involontariamente) il concetto di "catena di montaggio" come oppressione che caratterizza e pervade l'intera giornata dell'uomo-lavoratore, assorbendolo completamente e privandolo della sua linfa vitale. Ma in quest'ultimo senso (e in ciò che sto per dire sarò sicuramente impopolare) il film della Comencini, se pur fatto con tutte le migliori intenzioni, difetta a mio avviso di un fondamento intellettuale imprescindibile, che non va ravvisato nella visione del posto di lavoro come una conquista che va preservata da qualsiasi forma di aggressione, ma nella rappresentazione di questo come oppressione da cui urge la liberazione. Come diceva Carmelo Bene, non ci si dovrebbe più interessare alla occupazione delle fabbriche ma all'affrancamento dell'uomo dal lavoro, dalla catena di montaggio. E' già la vita una catena di montaggio (nella famiglia, nell'amicizia, nell'amore ecc...): liberiamoci almeno del lavoro.