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IL DIAVOLO PROBABILMENTE regia di Robert Bresson

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amterme63     7 / 10  05/02/2008 23:19:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ un film molto difficile, sia come forma che come significato. Prima di tutto non concede quasi niente all’occhio e al divertimento. E’ una riflessione molto astratta, dai risvolti filosofici, che fa un po’ il punto della situazione di alcuni atteggiamenti mentali comuni fra gli “intellettuali” della fine degli anni ’70. Lo sguardo è sempre quello disincantato e pessimistico di Bresson, che concede poca fiducia nella forza dell’individuo e della società di evitare la propria autodistruzione. I suoi “eroi” sono quasi sempre preda di idee fisse, le quali qualche volta possono salvare l’individuo (“Un condannato a morte è fuggito”), ma che il più delle volte portano il personaggio alla rovina o all’autodistruzione, anche se le occasioni per salvarsi non mancano (“Pickpocket”). Il bello è che i personaggi di Bresson non subiscono il fato, anzi conservano intatto il loro libero arbitrio e anche se hanno la possibilità di redimersi e salvarsi, tuttavia preferiscono sprofondare nelle proprie manie e perversioni (Il Curato di Campagna e Marie in “Au hasard Balthasar”). Sembra che queste persone non vogliano assolutamente fare violenza a se stesse anche se a fin di bene.
Anche in questo film si propone questo modello, andando però oltre, adombrando che anche a livello collettivo ci troviamo nella stessa situazione. Ci stiamo dirigendo come mondo verso l’autodistruzione e non vogliamo fare niente per evitarla. Questo film è uno dei primi a lanciare il grido di allarme sulla distruzione ambientale sul pianeta e bisogna dire che ci ha azzeccato, visto che è diventata la prima emergenza (dopo la distruzione nucleare). Eppure quasi nessuno muove un dito.
Il film si concentra però sulle ragioni mentali di alcuni personaggi “portavoce”. Charles il protagonista è un ragazzo intelligentissimo; vede con lucidità il vicolo cieco nichilistico in cui si sono andate a chiudere le idee rivoluzionarie del ’68, ma dentro di sé non vede alcuna ragione per continuare la propria esistenza. Lui stesso in fondo si è cacciato in un vicolo cieco. Rappresenta lo sviluppo estremo del pensiero esistenzialista così diffuso in Francia. E’ un pensiero ormai vuoto, fine a sé stesso, così abituato a giocare con il sentimento e la riflessione etica che ha finito per ucciderli entrambi. Bresson nelle scene finali toglie qualsiasi “eroicità” e dignità a questo atteggiamento, come Dostojeskij fece con Raskolnikov in Delitto e Castigo. Bresson non nutre però molta fiducia nella “fede”, uccisa anche lei dal formalismo chiesastico. Qualche flebile speranza c’è però anche in questo film così cupo e pessimista. C’è Michel, il quale s’impegna per sensibilizzare la gente sui pericoli ambientali, c’è poi Alberte la quale ama con vero sentimento Charles. Entrambi cercano di aiutarlo e gli offrono un’ancora di salvezza, senza però usare la “forza”. Lui no, preferisce le sue elucubrazioni mentali e la sua voglia di autodistruzione.
A complicare le cose c’è la forma del film, complessa e anticonvenzionale. Prima di tutto non c’è trama o storia, ma semplicemente una serie di situazioni illustrative della psiche dei personaggi, con scarso legame fra di loro. Tempo e luogo sfumano in qualcosa di indefinito. E’ chiaro l’intento di estraniare lo spettatore dalla storia e dalle persone. L’effetto straniamento è amplificato dalla recitazione dei personaggi che non ci mettono assolutamente pathos o partecipazione, ma si limitano a far parlare la persona che interpretano. Tutto diventa perciò astratto e esclusiva materia per riflessione e critica.
Che dire: è molto profondo e interessante, ma ostico e difficile, molto sbilanciato sul lato del ragionamento mentale. Bresson chiede forse troppo allo spettatore, anche se bisogna dare atto del suo “coraggio”.
Invia una mail all'autore del commento wega  22/07/2008 15:25:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che bastardo l'uomo, mamma mia oh da sempre l'immagine che mi rattrista di più sono 'ste fochine, completamente immobili dalla paura, che non possono parlare ma che si legge tutto dagli occhi, il cranio che si fracassa come fosse di gomma, gli occhi che si chiudono di colpo per poi sembrare ancora più ferme di prima..io gli ammazzerei sedutastante quelli, lì..senza nemmeno pensarci. Ti sembrerà eccessivamente melodrammatico, o magari patetico, ma ho dovuto togliere il dvd non sono più riuscito a concentrarmi e vedere il film, poco fa. Saluti.
amterme63  24/07/2008 09:01:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo è niente Marco su quello che succede ogni giorno nel mondo. La tua reazione non è patetica anzi è molto "umana", cioè fa capire che sei una persona positiva che non può sopportare la violenza per avere denaro. Questo film è molto difficile e poco spettacolare. Va guardato con occhi pronti a tutto e con la mente distaccata che registra per poterci poi riflettere con calma ed in grado di digerire cose cattive o illogiche. Insomma guarda altri film magari più "facili" prima di vedere questo che ha lasciato interdetto un po' anche me. Ciao Marco.
Invia una mail all'autore del commento wega  24/07/2008 16:06:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No ma l'ho visto, in effetti è un film difficile, che non sono riuscito assolutamente a spiegare, credo di aver visto troppo poche pellicole di questo regista. Ah pensa che quel giorno, dopo vidi "Il fiume" di Renoir, pensa che straordinaria combinazione di contrapposti, un momento cinematografico azzeccatissimo, in via personale. L'ho sicuramente apprezzato di più in quel modo. Ciao.
Invia una mail all'autore del commento wega  24/07/2008 16:07:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cioè l'ho visto oggi, questo. Insomma non so scrivere.
amterme63  24/07/2008 21:09:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho visto tutti i film di Bresson, però di posso consigliare di vedere "Il Diario di un curato di campagna". Un film in bianco e nero, poco spettacolare ma che è un bellissimo ritratto di una persona tormentata. Poi mi è piaciuto molto "Au hazard Balthazar", il parallelo fra le vicende di un asino e di una ragazza troppo remissiva. Ecco questo è il film da dove comincia il Bresson "difficile", quelli prima sono tutti abbastanza "semplici" da vedere.
Tu non scrivi male, scrivi semplicemente come ti viene. Comunque io ti capisco benissimo anche così, come me puoi scrivere liberamente tutto quello che ti salta in mente.