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L'ARGENT regia di Robert Bresson

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  18/01/2009 18:57:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“L’Argent”, il Denaro come simbolo di una pulsione intrinseca che muove tutti i soggetti, portandoli a configgere e a renderli gli uni “carnefici” degli altri. Robert Bresson porta all’estremo il discorso contenuto in “Pickpocket” –nel quale si individuano, secondo una logica del ribaltamento, i prevaricatori dai sopraffatti- rappresentando un turbine di misfatti perpetrati da tutti i personaggi della “mise-en-scene”: ogni cattiva azione genera altre in una spirale di nequizie che aumenta vorticosamente fino a culminare nell’atto dell’omicidio.
Come non c’è ragione in un ordine prestabilito, in cui c’è chi “ha di più” soltanto in virtù di opinabili diritti quesiti (“Pickpocket”), allo stesso modo non c’è ragione nelle azioni nefande descritte dal regista ne “L’Argent”, le quali trascendono il senso di giustizia sociale per sfociare in una abusiva manifestazione di rabbia e di vendetta: ogni ingiustizia subita porta a perpetrarne delle altre di proporzioni maggiori.
Lo stile narrativo è freddo, asettico, e i personaggi si muovono quasi fossero degli automi: i loro rapporti sono meccanici, svuotati di qualsiasi umanità, e le loro azioni risicate ma tutte mirate ad esecrabili fini, secondo frammentata rappresentazione dei fatti. E in questi fatti insistono gli atti compiuti da soggetti letteralmente eclissati da un insensato e imperscrutabile corso degli eventi: la camera non li inquadra nei momenti salienti in cui agiscono, quasi a sottolineare il compiersi di qualcosa che esula dalla loro volontà fino ad eliderla del tutto. “L’Argent” diventa così un percorso nell’assurdo e impenetrabile cinismo dell’umanità a cui sembra fare eco –per la riflessione che l’attraversa- quell’opera grottesca dei fratelli Coen (“Fargo”) che verrà 13 anni più tardi ("E tutto per cosa? Per quattro biglietti di banca" cit.).
E’ sicuramente un film di difficile fruizione che, per la maniera in cui è strutturato, può legittimamente risultare indigesto; ma ciò non toglie che esso, per il sostrato filosofico che lo caratterizza, abbia una notevole dignità.