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L'ARPA BIRMANA regia di Kon Ichikawa

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amterme63     9 / 10  10/01/2008 23:36:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ veramente molto difficile tradurre in parole l’incanto che si crea guardando questo film. Prima di tutto è un opera che si rivolge proprio al sentimento più che alla ragione. Cerca di risvegliare nell’animo dello spettatore la commozione, la nostalgia, il senso di appartenenza, la solidarietà, la fratellanza, l’amore. Ichikawa fa affidamento su una fotografia eccezionale, degli attori bravissimi, un ritmo lento e meditativo, per poter portare chi guarda a entrare e vivere una storia dove si respira quasi l’atmosfera incantata delle fiabe. E’ chiaro che nel proprio animo ci deve essere la serratura giusta in cui questa chiave si possa infilare. Altrimenti il film non può che apparire lento, melenso, noioso, assurdo e irrealistico. Questo affidarsi al sentimento, alla sensazione pura ha però un suo scopo: quello di insegnare a non ripetere assurdi errori, ad abbandonare i freddi idealismi e le ideologie astratte per abbandonarsi alla semplicità e alla genuinità del vivere, anche e soprattutto in funzione degli altri.
Il protagonista del film è un plotone di soldati giapponesi, in cui spiccano le figure del capitano e del giovane Mizushima che è un po’ il beniamino di tutto il gruppo. Sono tutti molto uniti e molto umani. Fanno la guerra ma non si scordano di aiutarsi a vicenda, rispettare gli indigeni e anche i propri nemici, riconoscendo la loro vittoria. Il loro animo è nobilitato dall’arte: infatti cantano spessissimo. In tutto il film sembra che la cattiveria, l’egoismo e l’odio razziale siano stati banditi; o meglio, si vuole dimostrare che nelle singole persone non albergano certo questi sentimenti. Si tratta dello stesso idealismo un po’ utopico che animava “La grande illusione” di Renoir. Solo in una scena c’è un’aperta contrapposizione, quando Mizushima cerca di convincere un gruppo di soldati giapponesi ad arrendersi. Quegli esaltati e fanatici non vogliono cedere e finiranno tutti inutilmente morti, nonostante il loro “eroismo”.
Mizushima ha proprio il dono spontaneo dell’arte. Infatti impara infatti da sé a suonare benissimo l’arpa birmana. Lui rappresenta il lato spirituale puro dell’animo umano. E’ sopraffatto dalla visione dei tanti soldati morti abbandonati e insepolti. In lui la pietà ha il sopravvento su tutto, sulla nostalgia, sul richiamo della patria e dei propri affetti privati. Si dona tutto a questo servizio che per lui è un voler tramandare il ricordo e i valori che servano a non ripetere più quegli orrori. Questa sua scelta radicale rimane forse un po’ oscura o forse la nostra cultura non è in grado di capirla completamente.
L’altro grande personaggio è il capitano. Da alcune inquadrature e dal suo comportamento si capisce che si è innamorato di Mizushima. Un amore purissimo e bellissimo: una grande stima e ammirazione accompagnata dalla voglia di avere questa persona accanto, per avere la sua bellezza interiore, per poter affrontare meglio le difficoltà della vita. Ma non è facile descrivere, va visto per capire.
Si può accusare tranquillamente questo film di idealismo, sentimentalismo e retorica, ma è un rischio che Ichikawa ha corso volutamente. Si è imposto di credere nelle illusioni e nella fondamentale bontà dell’animo della singola persona; speranza che forse noi oggi abbiamo un po’ perso.

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ds1hm  16/01/2008 13:15:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
solito bellissimo commento.
Ciumi  03/10/2009 19:04:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Visto ieri, è un film molto bello. Conosci per caso qualche altra pellicola di questo autore da consigliarmi?
amterme63  03/10/2009 22:39:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Purtroppo no, ma so che questo è stato il suo capolavoro.
Ciumi  04/10/2009 08:14:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah, va be’.. peccato. Anche perché ricordo che tempo fa avevo cercato di reperire altri film di Ichikawa, i cui titoli ora non ricordo, ma non avevo trovato nulla (su Emule ovviamente, altre fonti non ne conosco).
Purtroppo credo che il cinema giapponese sia tanto bello e affascinante quanto sconosciuto, ed è un vero peccato, perché esistono grandi autori che probabilmente noi occidentali non conosceremo mai. Per esempio Naruse, del quale (tra mille difficoltà) sono riuscito a vedere un solo film, tra l’altro stupendo; o Kinoshita.
Se escludiamo Kurosawa, anche di autori importantissimi quali Mizoguchi e Ozu, non è sempre facile trovare i film (non dico in italiano, ma perlomeno sottotitolati).
Pazienza, a noi “poveri” occidentali non resta che accontentarsi dei (mille?) bravi registi che abbiamo, però chissà quante meraviglie - fosse anche solo una - dall’oriente ci hanno nascosto.

amterme63  04/10/2009 23:07:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo stesso dicasi per alcuni film indiani (non sono tutti di Bollywood), brasiliani, dei paesi arabi ecc.. Esistono tanti film introvabili che da soli valgono quanto 100 film da blockbuster. Peccato davvero.