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ANGST regia di Gerald Kargl

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ilSimo81     9 / 10  27/10/2011 17:10:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La storia narra, quasi in tempo reale, le prime ore di un uomo appena scarcerato dopo un lungo periodo di reclusione. Un uomo pervaso da una smodata ed irresistibile pulsione ad uccidere. Ancora.

"Angst" è un'autobiografia narrata dal protagonista. Un uomo psicopatico, sadico e violento, eppure freddo, lucido e distaccato nell'analisi della propria vita e del proprio agire.
In una storia senza dialoghi, lo sfondo sonoro è un'alternanza di rumori freddi e ripetitivi (un continuo gocciolio, lunghe sequenze di passi) e di musica cupa o metallica. La voce dell'uomo interviene sporadicamente: a volte per rievocare freddamente alcuni tremendi ricordi, gli eventi di un'infanzia che lo ha indelebilmente segnato; altre volte per esporre con lucidità e distacco emozionale le proprie azioni, frutto di pulsioni e sensazioni che lo pervadono selvaggiamente.
La psicopatia dell'uomo si annida in questo contrasto quasi schizofrenico: se la volontà di uccidere nasce nel suo profondo in maniera consapevole, accompagnata dall'intento di pianificare le violenze ideate, al momento di agire le pulsioni prevalgono sulla razionalità, cancellandola. Ogni violenza scaturisce dall'improvvisazione, condizionata da una violenta pulsione emotiva oppure da un evento imprevisto. Le sue azioni sono frutto della paura che lo pervade in quell'attimo, una sensazione di profonda angoscia
(in tedesco, appunto, Angst).

"Angst" sembra voler delineare con precisione i contorti meccanismi della mente di un assassino psicopatico.
Se l'obiettivo appare ambizioso, la realizzazione è senz'altro ottima. La prova d'attore è straordinaria e contribuisce a disegnare egregiamente il protagonista, incarnazione della follia che si traveste da normalità (immagine resa dall'elegante e immacolato frac indossato sopra una lurida camicia inzuppata di sangue).
Lo svisceramento della psiche del protagonista è costruito tramite una geniale alternanza di avvicinamenti alla figura dello psicopatico (la sua voce che si racconta, oppure primi piani improvvisi) e di repentini allontanamenti
(certe silenziose azioni dell'uomo, oppure la telecamera che si allontana per riprenderlo dall'alto).
L'impatto visivo è allestito in maniera semplice, ma sagace, per lasciare nello spettatore un sentore freddo, tetro, lurido. Netta la dominanza, fisica e psicologica, del grigio, costruita tramite luci fredde, assenza quasi totale di colori caldi, ambientazioni desolate e cupe.

"Angst" ricrea nello spettatore l'angoscia di cui il film stesso si ciba. Crudo, diretto e coinvolgente.