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ANCHE I NANI HANNO COMINCIATO DA PICCOLI regia di Werner Herzog

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  08/02/2012 14:14:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fin dalle primissime opere Werner Herzog svela una vocazione artistica difficilmente etichettabile.Non fa eccezione "Anche i nani hanno cominciato da piccoli" con i suoi contenuti balzani descritti mediante un logoro bianco e nero.
Un film che dovrebbe fare la gioia di ogni amante del cinema weird,privo di una struttura narrativa fluente che resta solo suggerita nelle linee guida limitandosi ad un accumulo di azioni sempre più scriteriate da parte di un gruppo di nani.
I fatti si svolgono all'interno di quello che sembra un istituto detentivo,scoppia una rivolta che costringe quello che è presumibilmente un responsabile ad asserragliarsi tra le mura di casa con un ostaggio mentre fuori si scatena il finimondo.
L'eccentricità è dichiarata sin dalla scelta degli attori (tutti nani) ,la serie di atti di cui si macchiano rileva un crescendo sregolato coincidente con l'allentamento delle convenzioni civili.L'anarchia durante la scena del pranzo sottolinea la negazione di ogni regola e la regressione ad uno stato irragionevole,in cui crudeltà e indifferenza si riversano nei confronti dei più indifesi con accanimenti contro animali e propri simili.
La cattiveria di cui Herzog satura il suo alienante lavoro è finemente spiacevole,si avverte un compiaciuto sadismo nelle azioni del gruppo di facinorosi che disorienta e non lascia scampo.La colonna sonora rende ancora il tutto più strampalato,ad un accompagnamento musicale in alcuni momenti davvero fastidioso vengono aggiunti sgradevoli suoni reiterati all'infinito come la folle risatina di Hombre,il più piccino dei nani.Anche la scelta della location non è per nulla scontata ,l'isola vulcanica di Lanzarote coniuga infatti un paesaggio da film western a una serie di accumuli lavici degni di un contesto sci-fi.
Le letture cui si presta la storia sono molteplici,potrebbero serbare qualche ulteriore sorpresa se si volesse dare peso alla sequenza in cui il cosiddetto maestro anziché fuggire intraprende un'assurda sfida con un albero rinsecchito.
Comunque sia il nocciolo della questione poggia su un solo concetto,ossia mostrare come il diverso non sia per nulla difforme da ciò che abitualmente viene percepito come allineato ai più comuni canoni sociali.Il merito di Herzog è di raggiungere lo scopo tramite un racconto in cui non sono le virtù dell'emarginato ad essere decantate,bensì i lati più spregevoli della personalità,in tutto e per tutto identici a quelli della gente "comune".La fredda equiparazione concede una pessimistica riflessione sulla natura umana,intrappolata in una spirale esistenziale fatta di odio e violenza senza possibilità di fuga.