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I LAUTARI regia di Emil Lotijanu

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Clint Eastwood     7½ / 10  04/04/2010 22:09:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lautarii è uno dei migliori film, secondo molti critici, dell'attuale Repubblica Moldova/Bessarabia (ai tempi parte dell'Unione Sovietica) durante il suo periodo d'oro (anni '50 e '60) in cui furono creati film di spessore come "Omul Merge dupa Soare"/L'Uomo segue il Sole di Calic, "Ultima Luna de Toamna"/Ultimo Mese d'Autunno di Derbeniov, "Gustul Painii"/Il Sapore del Pane di Gagiu, "Fantana"/Il Pozzo di Iovita e "Poienile Rosii"/Le Radure Rosse dello stesso Loteanu. Periodo in cui una volta prodotto/girato/montato e spedito il film a Mosca per la mostra o vari festival, subiva censure e tagli tremendi di scene che potevano innescare/creare un “pericolo di Stato” come veniva chiamato, coinvolgendo pure il segretario di Stato in persona che “ricattava” per gli ipotetici tagli il regista/l’autore in compenso di prestigiosi premi e riconoscimenti. Nonostante tutto, il cinema moldavo acquisiva fama e numerevoli consensi nei paesi sovietici, facendo bella figura.
Emil Loteanu, il regista di questo film, è uno dei pochi uomini di cultura/teatro/cinema che ha saputo fare e dare il meglio nel panorama moldavo, dirigendo film di successo per i russi per poi ottenere blandi/modesti finanziamenti dal Comiteto per pellicole più personali.
I lautari nella tradizione moldava/romena erano un gruppo di musicisti girovaghi che cantavano/si esibivano di casa in casa per puro piacere, in compenso di qualche soldo, un buon pasto, alloggio per una notte. Il film racconta appunto un gruppo di lautari allo sbando, vecchi, senza soldi, col caretto ormai senza una ruota, perseguitati dai soldati zaristi (scena "riabilitata" nella versiona d'oggi) in una disperazione totale, specialmente per il "capobanda" e la leggenda del branco Toma Alistar. A questo punto decidono insieme di fare gli ultimi sforzi per un cosidetto tour finale. La trama prosegue con una serie di flashback che mettono in evidenza la figura del protagonista, l'infanzia, l'adolescenza, la passione per la musica che lo porterà a presentarsi persino a Vienna, ma soprattutto l'amore infinito e purtroppo compromesso per una zingara dai capelli nero carbone. Con quei pochi mezzi che erano a disposizione Loteanu porta sullo schermo una storia a mio avviso affascinante, piena di valori, tradizioni e cultura, e buoni sentimenti. Parlare di regia o tecnica di ripresa non è il caso, sia per ragioni politiche che finanziari. Non avendo da chi trarre ispirazione visto il contesto storico (Tarkovskij/Bondarchuk/Gaidaj da parte) in cui venne prodotto e la creatività ostacolata dalle tasche poco profonde si è limitati ad una regia improvvisata, quasi da teatro in cui gli attori sono molto importanti ed è il caso di dire anche bravissimi, espressivi e carismatici. A suo favore gioca anche la musica popolare moldava, orecchiabile, quasi Kusturica ma distante da quello stile, usando strumenti quali il violino, il flauto dolce, "nai" o il flauto di Pan (il suono indimenticabile di Kill Bill per intenderci suonato da Gheorghe Zamfir), contrabasso, la fisarmonica e tanti altri strumenti tradizionali creano un'atmosfera unica.

Non è un film facile, anche nella durata.