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LE IENE regia di Quentin Tarantino

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jack_torrence     9 / 10  25/01/2011 20:52:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il clamoroso esordio di Tarantino è già un capolavoro del cinema: è magistrale il modo in cui si diverte a rivoltare la struttura del noir / gangster movie, lavorando per intero su una gigantesca ellissi narrativa, e facendo svolgere il tutto a partire da quando tutto è finito, "solo" per divertirsi a seguire lo sbando del gruppo di malavitosi, il suo paranoico disfarsi e implodere su se stesso.
E' quasi un'allegoria di come il regista intende occuparsi del "genere": rivoltandolo dal di dentro per svuotarne il senso, smascherarne la finzione ripetitiva e rinnovarla proprio attraverso la totale demistificazione e ridicolizzazione dei suoi "eroi" e della sua "epica".
Più che una dichiarazione di intenti è già un punto fermo di una cinematografia destinata a sconvolgere categorie sclerotizzate.
amterme63  26/01/2011 23:53:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sei una persona, Stefano, che io apprezzo molto. Mi farebbe davvero piacere se tu mi dessi la tua opinione al commento (opposto al tuo) che ho scritto su questo film. Mi raccomando, fallo con la stessa sincerità e schiettezza che io uso nei tuoi confronti. I tuoi giudizi per me contano tantissimo.
jack_torrence  27/01/2011 01:20:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca,
anzitutto ti ringrazio per la stima e l'apprezzamento; è bello, davvero bello, poter scambiare e ricevere opinioni così interessanti sulla nostra passione comune. Ho appena letti tutti i tuoi commenti ai miei commenti dei 3 film di Tarantino, che sicuramente sono più stimolanti e interessanti dei miei commenti (sicuramente non tra i miei migliori: in essi mi sono limitato acriticamente a prendere una parte e dichiarare un mio gusto per Tarantino). Mi hai messo in difficoltà! Ma è una difficoltà fruttifera, feconda, ti ringrazio!
Tarantino sinora non l'avevo mai "studiato", ossia non l'avevo visto con occhio problematico: non è tra i miei registi più amati ma mi è sempre piaciuto in modo abbastanza irresistibile, e se nell'ormai quasi proverbiale (c'è un parallelo abbastanza noto di David Foster Wallace in un suo scritto del 1996 sul set di "Strade perdute" di Lynch, in cui coglie l'occasione per criticare Tarantino e cogliere le enormi differenze con Lynch). Dunque Tarantino rappresentava in qualche modo l'angoletto spensierato della mia cinefilia, nell'apprezzamento gustoso e irriflesso per quello che anche tu definisci un artista con l'A maiuscola.
Eppure tu mi fai rendere conto adesso di come i suoi film abbiano implicazioni non solo estetiche ma anche etiche, sociali, sociologiche, e possono essere presi come punto di partenza per studiare un certo snodo antropologico del gusto estetico di massa nella civiltà occidentale. Insomma, caspita!
E' tutto vero.
Hai ragione...
Sono spunti di enorme interesse quelli che lanci, e mi sento - al primo impatto - di accoglierli integralmente.
Sì, mi trovi d'accordo...
Non sono però ancora preparato a svalutare Tarantino, a smobilitare il modo in cui si innesta con tutto il resto della mia cinefilia... Insomma accetto le premesse di un revisionismo critico ma non ti assicuro gli esiti.
Sicuramente quello che tu fai è un rigoroso processo di analisi critica di qualcosa di cui, diffidendone in partenza con grande acume critico, contestualizzi in presa diretta il modo in cui si congiunge ai suoi tempi. Quando scrivi "tra 100 o 200 anni" è un modo di rovesciare il cannocchiale e guardare da ORA come se fossimo tra 200 anni: un esercizio impegnativo, affascinante, ma anche molto rigoroso, segno di un'intenzione analitica che vuole prescindere dal piacere della fruizione, dal gusto (o dis-gusto che sia).

Ora leggo anche il tuo commento alle Iene - poi vista l'ora e il bisogno di riflettere meglio su tutto quanto questo argomentar di Tarantino, non ti assicuro una risposta stanotte, ma senz'altro arriverà!

Ciao,
Stefano
jack_torrence  27/01/2011 01:40:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è un anacoluto, quando apro la parentesi in cui menziono DF Wallace: prima della parentesi dico "ormai quasi proverbiale" ... e intendevo scrivere "confronto con Lynch".

Mi sono persuaso, anche in base alle mie limitate letture, che se Tarantino e Lynch rappresentano due modi assolutamente diversi di fare cinema, lontanissimi tra loro, siano i due registi americani più originali e significativi del cinema degli ultimi due decenni. Perlomeno - mi correggo - di quello che è insieme di massa e "sperimentale".

Hanno due modalità tipicamente post-moderne di lavorare, e (fermo restando che Lynch è il più complesso e il mio preferito, e dacché la penso così penso anche che sia il più importante dei due) mi riferisco alla base a quella alla quale a me piace riferirmi come "destrutturazione post-moderna" del racconto.
E' evidente, naturalmente anche troppo superficiale come analisi, ma a un punto di partenza critico molto elementare (e però giusto) rispetto al cinema di cui stiamo parlando, si nota in modo macroscopico come i due registi in questione, nelle loro opere narrativamente non lineari, partano da questa destrutturazione della materia.
In letteratura e anche nel cinema europeo non è una novità (in fondo e per esempio, un "Eraserhead" ha più punti di contatto con "Un chien andalou" di Bunuel del 1929 che non con "Pulp fiction"!!!): lo è però nel cinema americano, nella tradizione in cui sia Lynch sia Tarantino si collocano e nella cui prospettiva è giusto inquadrarli...
amterme63  28/01/2011 00:00:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ti ho già risposto nel mio commento alle Iene, non devi assolutamente rivedere le tue considerazioni in merito a questo regista, vanno benissimo così come le pensi. Io non faccio testo perché forse sono un po' "prevenuto" e comunque almeno Kill Bill a me è piaciuto molto (nonostante anche quello abbondi di ambiguità e messaggi indiretti).
Niente da fare, di fronte a Tarantino occorre inchinarsi e rendere omaggio a un talento e a una bravura che non ha paragoni se non in artisti eccezzionali e fuori da qualunque schema. Lynch è lontanissimo come stile, in comune però hanno la capacità di manovrare le immagini e il racconto come pochi altri.
L'unico film "originale" che mi ha colpito è stato "Memento", altro film con un montaggio molto particolare. Anche Nolan è un altro che ha destrutturato la logica conoscitiva (rovesciando addirittura il nesso basilare di causa-effetto) a favore della tesi interessantissima del valore supremo della memoria e del suo valore insostituibile per distinguere la sostanza dall'apparenza, il vero dal falso, il bene dal male. Ecco, Nolan lo conosco molto poco e mi riprometto prossimamente di approfondirlo.
Un carissimo saluto, Stefano. Seguirò sempre con assiduità i tuoi commenti.
jack_torrence  08/02/2011 02:14:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Luca, per me è un vero onore sentirmi dire da te, che stimo tantissimo, che segui con assiduità i miei commenti.
Tra gli ultimi che ho letto, mi ha colpito molto quello al Padrino parte II, e ho letto da poco il tuo a Kill Bill II (e devo dire che mi ha sorpreso parecchio!).
Curiosamente, Kill Bill, che commenterò a breve perché l'ho appena rivisto, per me pur restando un 8 è il minore dei "grandi" di Tarantino (Grindhouse si becca proprio l'insufficienza, per me). Per dire, "Le iene" lo trovo assai più innovativo e forte, mentre costituiscono un limite, per "Kill Bill", la sovrabbondanza di segni e la celebrazione un po' fine a se stessa dei generi-di-violenza tutti insieme. Stessa cosa dicasi della eccessiva prolissità dei due film presi come un tutt'uno (e il punto di saturazione arriva nella prima metà del Volume Secondo, che poi si risolleva con gli ultimi memorabili 40 minuti).

Nolan... Io ho dato 8 a The Prestige (che preferisco) e a Inception (7 poi alzato a 8). Nolan, oltre a non essere stilisticamente un fuoriclasse, è troppo affogato nella dimensione del blockbuster fracassone (gli ha fatto male Batman, anche se "the dark knight" è molto buono), ma soprattutto è privo di ironia e si prende dannatamente troppo sul serio: però le sue idee guida, le linee-ossessioni portanti del suo cinema, cavolo se sì che sono interessanti. "inception" è un film di gran lunga debole e imperfetto, eppure le suggestioni che solleva sono interessantissime e tutt'altro che banali.
Non trovo però che esso parli del valore insostituibile della memoria, anche se sicuramente parla dell'importanza di distinguere la sostanza dall'apparenza... Hai usato una dicotomia particolare, molto raffinata parlando di Nolan: a me sarebbe venuto di dire "realtà e apparenza", se non fosse che Nolan mette in dubbio la realtà e grazie a te mi accorgo che ci impone di superare l'(apparente) dicotomia tra "realtà" e apparenza, per concentrarci piuttosto su quella tra "sostanza" e apparenza. Dove la "sostanza" può appartenere (ma può anche non appartenere) al campo della realtà.
Be', ragionare su Nolan è un impiccio bello complesso come lo sono (un tantino troppo) i suoi film...
Memento lo dovrei recuperare, visto diverso tempo fa...