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LE IENE regia di Quentin Tarantino

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amterme63     6½ / 10  11/03/2010 23:08:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grande perizia cinematografica con povertà di contenuto, o meglio, con un contenuto rivolto ad accalappiare per lo più la simpatia, l'ammirazione dello spettatore medio, in special modo quello giovane, esperto di film di genere o serials televisi o lettore di fumetti.
Così io vedo questo film. Mi ha fatto provare grande ammirazione per la bravura tecnica di Tarantino, molta meno per i risvolti artistici e etici impliciti nel film.
L'operazione di Tarantino è tutta chiusa nello stretto ambito della finzione, delle fantasie e dei modelli diffusi nella cultura di massa, non "ufficiale". Il materiale del film infatti sono gli stereotipi creati in anni e anni di cinema gangsteristico o di malavita, magari aggiornati all'epoca hip-hop (strabordare del linguaggio, magari molto colorito, tipico dello stile rap –uomo modello macho dominante, ovviamente cinico e opportunista, sicuro di sé, con preminenza dell'immagine che si vuole dare di sé, piuttosto di quello che si è dentro).
Tarantino lo sa, non nasconde questa operazione; anzi la mette in vista, si mostra "bravo" e vuole far vedere che è LUI che muove i fili, che tutto quanto è frutto della sua (elaborata e fine) arte. Infatti nel film domina sovrana l'ironia; il mito viene svuotato dal di dentro per rimanere come involucro, forma; i personaggi sono burattini nelle mani del regista e lui si diverte a smentirli, a prenderli in giro, senza però renderli ridicoli, anzi, rendendoli ancora più simpatici, proprio perché semplici e amabili come delle figurine da gioco.
Manca la profondità di sentimento o se c'è, è ad uso e consumo dell'ironia e dello sfoggio di bravura del regista. L'unico personaggio che porta qualcosa in più nel film (un po' di umanità) è Mr White e attraverso di lui c'è l'unico conflitto etico di un film dove tutto è in pratica "automatico" (il fatto di rubare – perché? – odiare "gli sbirri", uccidere o torturare sadicamente, pensare a se stessi e al malloppo). Lui è l'unico che pone un conflitto fra l'ineluttabilità del crimine cinematografico e i sentimenti umani (amicizia, solidarietà), ma ci pensa Tarantino a renderlo patetico e "poco serio", dando ironicamente ragione ai suoi avversari, togliendo quindi valenza e profondità alle sue scelte e in pratica rendendo il suo personaggio una specie di citazione dei tipici eroi fuorilegge dei film classici, i quali s'invaghivano di altri componenti più giovani e carini della banda, tanto da sfiorare quasi l'omosessualità (implicita nella scena finale).
Mr Orange invece riprende lo stereotipo del rappresentante della legge che si immedesima così tanto nel crimine da sentirsene come coinvolto (tipo Cruising).
Ma del resto la fine che fanno tutti i personaggi è chiaramente ironica e falsamente tragica, lo scopo è comunque quello di meravigliare e di far ammirare l'originalità, l'inventiva e la perizia di tal regista.
Eh sì, perché di queste qualità Tarantino ce n'ha da vendere. Comunque tutto è a buon mercato. Originale sì, ma non è certo Lynch. Il montaggio vario e apparentemente libero, i tempi sfalsati, seguono in realtà una logica strettissima che è quella di presentare un fatto, il risultato e la relativa spiegazione. Tutto s'incastra in maniera assolutamente logica e razionale, non è certo il montaggio sentimentale e evocativo di Lynch, assai più profondo e originale. Comunque c'è da dire che non è facile coinvolgere, creare tensione o suspense usando in pratica una tecnica così teatrale. Il film infatti può essere tranquillamente ridotto in opera da teatro e fra le doti di cui fa mostra Tarantino c'è anche il parallelo stilistico con con il teatro elisabettiano (le atrocità in scena) e la tragedia greca.
Tutta questa abilità, tutto questo sfoggio, possono incantare; alla lunga però il gioco lascia veramente ben poco oltre la superficie fatta di fuochi d'artificio stilistici, l'occhiolino alla cultura giovanile anni '90, il facile ed entusiasmante consumo di stereotipi. Personalmente ci trovo così poco di nobile in quei personaggi e non capisco di che cosa possano diventare modelli. Insomma non si meritano tutta questa profusione di abilità filmiche, anche se il fine ultimo non è ammirare i personaggi, ma ammirare il regista.
Ciumi  12/03/2010 07:23:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Luca. Devo dire che sono un’altra volta d’accordo con le tue considerazioni; forse, solamente, non avrei fatto il paragone con Lynch, dato che trovo che questi due autori abbiano un modo di concepire il cinema totalmente diverso.
Vorrei aggiungere però un argomento: il sadismo. Anche qui assistiamo all’uomo legato e suppliziato, ed io vi leggo una certa compartecipazione da parte del regista piuttosto eccitata e sospetta. E’ ciò che poi mi fa storcere il naso di fronte ad un “Bastardi senza gloria”.
Questa nuova passione “fumettara”, che oggi sembra andare piuttosto di moda, per il sangue e la tortura, di autori come Tarantino e Miike, per esempio, la trovo piuttosto sciocca. Ecco, non viene suggerita un’indignazione o una dissociazione allo spettatore, ma viene quasi chiesto un coinvolgimento. Non la trovo neppure una provocazione. Non dentro una sfera artistica, ma solo narrativa e di “puro” divertimento.

amterme63  12/03/2010 13:02:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' vero, anch'io trovo che si utilizzi con troppa leggerezza la sofferenza umana. Del resto non amo nemmeno quando si usa con troppa leggerezza pure i sentimenti amorosi e quelli considerati "positivi" (tutto il falso sentimentalismo e il bell'apparire dei film hollywoodiani classici).
Sono opere che riprendono e amplificano i modi "comuni" di vedere. Tarantino ci mette di suo il fatto che "nobilita" la maniera dura e superficiale di considerare la vita e il mondo (quella tipica dei ceti medio-bassi americani, infarciti di cultura mediatica -televisione, cinema serie b, cartoni animati, fumetti- e di sopraffazione identitaria) dandogli il nobile volto dell'arte di Serie A, con i tutti crismi della bravura artistica.
Il paragone con Lynch era limitato solo all'uso "originale" del montaggio. Quello di Tarantino semplicemente varia i termini di ragionamento razionale umano e quindi cambia ma non innova profondamente come fa invece Lynch, il quale usa un codice di comunicazione totalmente diverso da quello comune e profondamente originale. Tarantino sarà ricordato come un abile regista, tipico rappresentante di una corrente culturale, Lynch come il più grande e innovativo regista della fine del 900.
jack_torrence  27/01/2011 01:45:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Entro nel merito del paragone con Lynch.
Mi sono persuasoche se Tarantino e Lynch rappresentano due modi assolutamente diversi di fare cinema, lontanissimi tra loro, siano i due registi americani più originali e significativi del cinema degli ultimi due decenni. Perlomeno - mi correggo - di quello che è insieme di massa e "sperimentale".
Hanno due modalità tipicamente post-moderne di lavorare, e (fermo restando che Lynch è il più complesso e il mio preferito, e dacché la penso così penso anche che sia il più importante dei due) mi riferisco a una modalità formalmente simile di procedere alla "destrutturazione" del racconto.
E' evidente, naturalmente anche troppo superficiale come analisi, ma a un punto di partenza critico molto elementare (e però giusto) rispetto al cinema di cui stiamo parlando, si nota in modo macroscopico come i due registi in questione, nelle loro opere narrativamente non lineari, partano da questa destrutturazione della materia.
In letteratura e anche nel cinema europeo non è una novità (in fondo e per esempio, un "Eraserhead" ha più punti di contatto con "Un chien andalou" di Bunuel del 1929 che non con "Pulp fiction"!!!): lo è però nel cinema americano, nella tradizione in cui sia Lynch sia Tarantino si collocano e nella cui prospettiva è corretto inquadrarli...

jack_torrence  27/01/2011 02:00:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca, non è poi così complesso risponderti: il tuo commento è affascinante e bellissimo, e lo condivido pienamente in tutti i passaggi (e saranno l'80%) in cui parli del film in modo più elogiativo (perlomeno a leggerti!) di come poi giudichi, in sintesi e alla fine.
Credo di aver capito da cosa discenda la severità del tuo giudizio.
Tu ritieni che l'arte sia tanto più grande quantopiù, imprescindibilmente, ardisca a confrontarsi con il grande abisso che l'uomo ha dentro: un pozzo senza fondo, oscuro e pieno di tesori, una infinita profondità potenzialmente inesauribile. E' sicuramente lì che i grandi capolavori dell'arte attingono. Ed è sicuramente una profondità da cui Tarantino si tiene ben lontano.
Se Dostoevskij disse che "la bellezza salverà il mondo", non penso certo che intendesse la bellezza di una futura pellicola di Tarantino.

Il mio apprezzamento di Tarantino (ho appena letto anche il commento di Luca-Kow a "Le iene", e lo trovo un altro punto di vista ancora, anch'esso meritevole e interessante, e - per me - condivisibile) evidentemente discende da un gusto estetico meno esigente, meno nobile e rigoroso. Forse un po' miope nell'accontentarsi della forma, almeno in questo caso.
"Almeno in questo caso"... : Avanzo la pretesa che si possa avere, che io possa avere, diversi metri di giudizio e di valore, e che possa amare il cinema di un Kieslowski e di un Tarkowski secondo parametri e valori completamente diversi da quelli che uso quando giudico e apprezzo Tarantino. (E' questione di eclettismo di gusti o di dissociazione?!?!!)

Davvero affascinante; sarebbe meraviglioso continuare a discuterne di persona io, te, anche Maurizio e quanti altri fossero interessati al tema. Sono sicuro ne verrebbe fuori un brain-storming di "pazzi" cinefili assolutamente intrigante.

Ti saluto con affetto!

Stefano
amterme63  27/01/2011 23:47:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sarebbe bellissimo, Stefano. Che gioia sarebbe scambiare opinioni a quattr'occhi fra tutti quelli che vogliono bene all'arte e la vita, come te, me, Maurizio e tanti altri. Sono le cose che più di tutto mi danno sollievo e fiducia: l'amicizia e la consonanza di interessi fra le persone, anche e soprattutto nel rispetto delle opinioni diverse.
Tu non ti devi "vergognare" se ti piace questo o altri film di Tarantino. I miei voti un po' bassi derivano un po' dalla rabbia e dal dispetto nel vedere un talento del genere limitarsi ad un gioco autocelebrativo. Potrebbe fare molto di più se solo osasse rompere la prigionia dello stile che ha creato e in cui si è identificato. Quando ha provato a introdurre quasi di soppiatto dei conflitti interiori sentiti e veri, delle scelte etiche cruciali e un personaggio con la sua personalità e la sua profondità (mi riferisco a Kill Bill 2a parte e alla splendida interpretazione di Uma Thurman) ha fatto quasi un capolavoro.
E anch'io ho i miei film del cuore, a cui sono legato non tanto per il valore quanto per l'entusiasmo, il divertimento e le belle sensazioni che provai alla prima visione e cha ancora rimangono vive.
Quindi ti capisco benissimo, Stefano, figurati.
Grazie mille della risposta e alla prossima.
anthony  12/03/2010 00:16:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non condivido una virgola di questo tuo commento...
ma...sei toppo bravo a scrivere, veramente! :-)
amterme63  12/03/2010 12:44:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille anthony! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il commento, per il resto mica pretendo di possedere la verità! Va benissimo che tu non condivida nulla, figurati. Il bello delle discussioni è che ci sono tanti modi diversi di interpretare la vita e l'arte e mi diverto anch'io a leggere chi non la pensa come me. Alla prossima.
anthony  12/03/2010 00:16:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
*troppo*
bulldog  11/03/2010 23:42:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Assolutamente d'accordo con te.
amterme63  12/03/2010 00:11:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infatti, su Tarantino ci troviamo d'accordo. Ciao.