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IL MIGLIO VERDE regia di Frank Darabont

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Ciumi     5 / 10  07/02/2010 12:20:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’argomento trattato richiedeva un approccio più sensibile, a mio parere, più contenuto e meglio distaccato, una rinuncia a certi sentimentalismi che (ahimè) troppo spesso accompagnano certe tematiche; dove, assieme al povero Cristo di turno, camminano sovente ideali tra i più fastidiosi e ipocriti.
anthony  10/02/2010 15:37:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non concordo affatto su questo tuo commento; se c'è una cosa assente in questo film è l'ipocrisia..e che se, talora ci fosse, non sarebbe da imputare al film stesso che, a rigor del vero, ha il solo compito di raccontare una storia.

Ti consiglio di leggerti il romanzo da cui è tratto..uno dei migliori in assoluto di Stephen King.
anthony  10/02/2010 16:45:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
*...a onor del vero...*
Ciumi  10/02/2010 17:38:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma Anthony, cosa intendi per “l’ipocrisia.. talora ci fosse, non sarebbe da imputare al film stesso che, a onor del vero, ha il solo compito di raccontare una storia”, scusa? Ogni film racconta delle storie (ed è il regista che decide quali volere affrontare, al di là se siano esse tratte da un romanzo o meno), e, se è importante cosa racconti in una storia, è altrettanto importante come essa viene raccontata.

Qui ho avvertito parecchia ipocrisia, sicuramente, e parecchia retorica, e parecchia concessione alla messa in scena cinematografica. Tutte cose che personalmente non sopporto.
Il sentimentalismo esibito c’è, in dosi eccessive, come ce n’era altrettanto nell’altro presunto capolavoro di D. “Le ali della libertà” (e sono sicuro che non sarai d’accordo nemmeno qui, ma pazienza).
Io preferisco un approccio più sensibile e meno plateale quando s’affrontano certi argomenti. E, vale un po’ lo stesso discorso che ho fatto per “La vita è meravigliosa”, l’impianto favolistico non può da solo giustificare queste concessioni ai facili sentimentalismi.

Il libro di King non l’ho letto, e non ho potuto fare un raffronto. Non dubito possa essere bellissimo. Però, se al posto di un innocente ci fosse stato un vero assassino, forse, il suo messaggio a sfavore della pena di morte sarebbe stato più efficace. Ma non vorrei addentrarmi in discorsi troppo impegnativi.

Se ti va, volevo consigliarti un film contro la pena di morte, che ho trovato adeguato e molto ben fatto, è di Wise, e s’intitola “Stasera non voglio morire”. Quello sì, era un gran film, non ‘sta.. emh.. paracu.lata (e concedimelo ‘sto piccolo sfogo).

anthony  10/02/2010 18:10:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io non voglio addentrarmi nel tuo modo di vedere le cose e, tantomeno, criticare il tuo modo di approcciarti alla realtà.

Ma la retorica e l'ipocrisa qui NON CI SONO: Quale modo migliore di proclamarsi contro la pena capitale se non afferrare per le corna i suoi risvolti più crudi, vomitevoli e illogici??...come, ad esempio, la condanna a morte di un innocente? E come potersi scagliare contro la brutalità di una detenzione medievale e disumana se non mettersi nei panni di un innocente condannato ingiustamente?

Il presunto capolavoro di Darabont è davvero un capolavoro: una storia raccontata con un piglio, un'introspezione e una profondità davvero rare..sceneggiato ottimamente e interpretato ancora meglio; nessun sentimentalismo, ma vero sentimento..nessun moralismo..ma giusta morale! Che cos'è poi la retorica? E dov'è che eccede in questa pellicola? Pretenderesti pure che io sia d'accordo con te nel non considerare le ali della libertà un capolavoro?

Seguirò il tuo consiglio e cercherò di vedermi "Stasera non voglio morire"...ma sono sinceramente irritato, ribadisco, dal disprezzo francamente spocchioso dell'affermazione :..."e sono sicuro che non sarai d'accordo nemmeno qui, ma pazienza..."

Ciumi  10/02/2010 18:34:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Adesso lasciamo perdere il film, e vediamo di chiarire altre cose. Non puoi pretendere che uno stia a misurare sempre e comunque ogni parola che usa per paura che sia male interpretata. E poi continui a mettermi parole in bocca che non ho detto. Chi ha preteso che tu sia d’accordo con me riguardo alle “Ali della libertà”? Rileggi bene prima di dire stupidaggini. Spocchioso non lo sono, (come ti permetteresti tu, poi, a darmi dello spocchioso?). Sinceramente non ho nessuna voglia di litigare. Mi pare che invece sia la tua unica intenzione. Credo di essere stato sin troppo paziente e gentile. Chiudo qui altrimenti perdo davvero le staffe.
anthony  10/02/2010 18:46:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io non ho voglia di litigare, voglio soltanto capire cosa pendi di me a questo punto; io sto soltanto cercando di acere una discussione incisiva e "feconda" con te. E vorrei ricordarti che la parola male interpretata è fatta oggetto, solitamente, di chiarimenti e analisi ulteriori...

Posso dire che quella affermazione non mi è piaciuta?

Non ti ho dato dello spocchioso..volevo solo farti notare la non-correttezza di quella frase che avevi scritto. tutto qui.

Fatto sta che..alla fine, come volevasi dimostrare, non mi hai risposto.
Ciumi  10/02/2010 22:34:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora; la frase “sono sicuro che non sarai d’accordo nemmeno qui, ma pazienza” non nascondeva nessun doppio senso, intendevo semplicemente dire: se hai apprezzato “il miglio verde” molto probabilmente avrai apprezzato anche l’altro film di D. “Le ali della libertà”, e, con l’espressione “ma pazienza” volevo sottintendere che non mi pareva opportuno aprire una discussione parallela anche su questo film.

Sicuramente il fatto che s’è deciso di affrontare una storia dove ad essere condannato ci fosse un innocente può suscitare indignazione, e un maggiore impatto emotivo, ma, considerazione del tutto personale, credo che se ad essere mandato a morte fosse diversamente stato un colpevole, la vicenda avrebbe invitato ad una riflessione più delicata e profonda. Ma questa è solo una mia piccola considerazione, non necessariamente un difetto. Per afferrare per le corna i risvolti più crudi della questione, a mio parere, serviva un approccio più veritiero, soprattutto per quanto riguarda i personaggi. Per esempio, si poteva evitare la figura del cattivone di turno. La retorica credo ci sia eccome: ricordo la scena dell’esecuzione, in cui vengono inquadrati gli occhi lacrimosi degli “spettatori”; o le musiche enfatiche; insomma tutte quelle componenti che hanno molto di cinematografico e poco di realtà.

Ah, m’è venuto in mente un altro film sulla pena di morte che sono certo ti piacerà, un piccolo gioiello davvero: si intitola “La parola ai giurati” di Lumet. Ecco un esempio di film che affronta a viso aperto il problema, rinunciando del tutto ai compromessi dello spettacolo.

Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/09/2012 21:50:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido tutte le ragioni per cui non ti è piaciuto il film, che forse sono le stesse ragioni mie. Del resto come puoi dire a un afroamericano che morirà innocente per proteggere i limiti della cultura degli States? Grazie al cavolo se si fa poesia su un povero negro accusato ingiustamente di infanticidio