caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SCANDALO INTERNAZIONALE regia di Billy Wilder

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Godbluff2     7½ / 10  28/09/2022 15:12:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Brillante, caustico, pungente e spietato. Il Billy Wilder della Commedia, che prende davvero slancio per la prima volta in carriera con questo "A Foreign Affair", che seguiva due straordinari capolavori drammatici ("Double Indemnity" e "The Lost Weekend") ma anche quello che è forse l'unico film davvero non riuscito dell'immenso Billy ("Il Valzer dell'Imperatore").
Questo non è ancora il Wilder delle commedie migliori, che arriveranno parecchio più tardi; a dire il vero "A Foreign Affair" è una mosca bianca in un periodo nel quale Wilder preferiva di gran lunga concentrarsi sul film drammatico, tanto che non girerà un'altra commedia fino a "Sabrina" (sei anni più tardi) e che a questo film seguirà invece una tripletta di film drammatici di stordente bellezza ("Sunset Boulevard"-"Ace in the Hole"-"Stalag 17", quanta grazia).
Dunque questa commedia rimane un esempio unico proprio lì, al centro della "fase drammatica" della carriera di Billy Wilder.
C'è poco da fare, Wilder dimostra comunque già subito di saperci fare anche col cinema americano brillante e lo fa a modo suo: scagliando frecciate su più fronti, senza risparmiare nessuno, nessun vizio, nessuna ipocrisia, nessun fronte. Il film ha infatti molteplici ottimi spunti, messi in risalto in modo che si possa (de)ridere di tutto ciò, o almeno sorriderne e la filosofia di Wilder è che si può fare ciò anche attraversando le macerie della Berlino rasa al suolo (proprio negli anni del Neorealismo, che le macerie le mostrava in modo e con intenti completamente differenti, proprio nell'anno di Rossellini a Berlino) e mostrando un popolo che sta cercando di ricostruirsi da zero. Certo, il contrasto tra il dramma visibile e il tono da commedia che per forza di cose lo smorza forse in modo anche eccessivo è abbastanza forte e in questo caso Wilder, con la sceneggiatura di Harari, pare meno lucido e più confuso del solito, forse proprio per aver tentato di inglobare nel suo sguardo pungente persino troppe cose, troppi elementi insieme in una volta sola. Il giochino è convincente, ma non del tutto, non come lo sarà tante volte in futuro.
Certo ci sono diversi momenti, oh eccome se ci sono, in cui i dialoghi di questo o quel personaggio ti strappano quel gustoso sorriso perfido e soddisfatto sul volto, tipico delle più velenose commedie wilderiane (parlo di gioielli come "The Fortune Cookie" e "The Front Page", senza contare l'immenso "The Apartment" e altri ancora). C'è ovviamente una favolosa Marlene Dietrich, in una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera, simbolo in carne e ossa della parte più riuscita della verve caustica di Wilder già presente in questo film. Marlene, in un ruolo straordinario, difficile, proprio lei la fiera tedesca e convinta anti-nazista che pure Hitler avrebbe voluto come uno dei simboli della sua Germania, nel ruolo che è il suo esatto opposto, diretta dall'esule austriaco Billy, suo grande amico. La grandissima Marlene.
"A Foreign Affair" non è un capolavoro e non è un film perfetto, ma è brillante e divertente e imperdibile in quanto film "minore" di Billy Wilder perché (quasi) qualsiasi film di questo colosso ha qualcosa di bello da dire.
Dopo questo momento di critica più leggera e divertente, Wilder ricomincerà per qualche anno a sfornare capolavori drammatici e spietati in sequenza.