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STRADE PERDUTE regia di David Lynch

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amterme63     8½ / 10  11/02/2013 18:39:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commentare i film di Lynch è sempre imbarazzante, e questo non fa eccezione. Ora che conosciamo chi è Lynch, sappiamo che va preso come un autore creativo, al di fuori degli schemi, interessato più che altro all'effetto emotivo, alla suggestione che trasmette la propria opera d'arte, più che al messaggio razionale e logico.
Basandosi sulla produzione passata di Lynch (escludendo "Eraserhead"), pochi all'uscita di questo film avrebbero capito che dovevano focalizzare l'attenzione soprattutto sull'atmosfera creata dalle immagini e dalle situazioni, sull'angoscia, lo smarrimento, il terrore, il vortice dei sensi, più che sulla connessione narrativa e sulla verisimiglianza dei fatti mostrati.
Certo il film in sé non aiuta a dimenticare queste connessioni, a fare finta che non esista alcuna logica. Le storie (soprattutto quella che coinvolge il meccanico) sono troppo radicate nell'universo quotidiano, hanno troppo un trattamento "ordinario", per riuscire a dimenticare che sono metafore, o rappresentazioni figurate di determinati stati profondi dell'essenza spirituale umana. In effetti, proprio eliminando qualsiasi chiaro richiamo a logiche ordinarie che Lynch raggiungerà la perfezione della propria arte ("Inland Empire"). Diciamo che "Strade Perdute" è un tassello che porta a quest'ultimo film.
In sé "Strade Perdute" è uno sviluppo e un perfezionamento delle tematiche trattate in "Twin Peaks": lo sdoppiamento-stravolgimento della propria personalità in qualcosa di violento ed estremo, espresso tramite la metafora di un'entità separata che si impossessa e diventa tutt'uno con l'animo del personaggio-essere umano. Quello che in Twin Peaks appariva quasi goffo, dozzinale, troppo diretto e quasi forzato, qui funziona in modo sottile, pervasivo, efficacissimo. Quest'opzione quasi assurda e inspiegabile in Twin Peaks qui diventa palpabile e convincente. Tutto questo grazie ad un affinamento espressivo del mezzo cinematografico di prim'ordine. La prima mezz'ora del film è una delle vette del cinema dell'inquietudine. Il ritmo lento, l'atmosfera rarefatta, un senso di sospensione temporale, i colori scuri, la prevalenza dell'oscurità e delle ombre, angoli di ripresa eccentrici, il senso di lugubre e di angosciante che avvolge l'appartamento (a volte sembra di vedere Obsession di Polanski), i fatti strani e incomprensibili, la presenza misteriosa, lo stress emotivo, una musica decisamente inquietante, tutto concorre a creare una miscela tra le più esplosive mai create dal cinema. Basta confrontare la scena dell'apparizione e del dialogo fra Fred e il personaggio misterioso (ricorda la Morte del Settimo Sigillo) al cocktail, con la scena dell'apparizione del Gigante alla Roadhouse in Twin Peaks, per capire l'arte finissima e meravigliosa di Lynch nel far scivolare in maniera così naturale l'inquieto nell'ordinario.
Il film poi nella seconda parte perde purtroppo molti dei suoi picchi artistici particolari e unici e diventa più che altro un normale thriller/noir (di altissimo livello comunque) a tematica misogina (la femme fatale che porta alla distruzione una persona ordinaria e "innocente").
Il finale tenta un accordo ideale fra le due storie, ma non ci riesce alla perfezione secondo me. Rimane comunque alla fine nello spettatore uno strascico inquieto, come se il Male fosse qualcosa di onnipotente, un'aspetto umano incontrollato che domina, inquieta e rovina lo stato d'animo di come noi che stiamo vivendo in questo autunno di civiltà occidentale.
Bello, splendido film, dalle atmosfere noir/thriller/horror ineguagliate. Meravigliose interpretazioni (accidenti l'Arquette ...), ancora più meravigliosa la regia. Peccato per gli scompensi prima-seconda parte.
amterme63  11/02/2013 22:30:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
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