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LA CASA DEL SORRISO regia di Marco Ferreri

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Beefheart     6 / 10  05/09/2007 11:34:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una folle, grottesca ed agro-dolce riflessione provocatoria sulla vita nella terza età, comprensiva di slanci inattesi ed istinti mai del tutto sopiti, ma anche dell'odiosa indifferenza altrui. Quanto meno da parte di chi, per condizione naturale o estrazione sociale, si presume più "sociologicamente prestante", utile, opportuno, significativo, indispensabile. Facilmente si tende a liberarsi dell'anziana zavorra che rallenta la corsa verso la realizzazione economica e sociale dell'individuo e così è anche per la povera Adelina che, perso tragicamente il figlio, viene parcheggiata dalla nuora, rimasta vedova, in una casa di riposo per anziani, dove però incontra il 65enne Andrea con il quale edifica un nuovo inaspettato amore. L'idillio suscita inevitabili scandali, invidie, ire e rancori dai quali i due devono trovare riparo con i pochi mezzi che hanno a disposizione. Come di consueto anche questo film è satollo di humor nero ed acida ironia che traspare dalla scelta delle location, tendenzialmente anonime, fuori dal tempo e dallo spazio, se non squallide ed alienanti e da più di una situazione grottesca ai limiti dell'improponibile. Molti personaggi esprimono il peggio che le persone possono dare, in termini di egoismo, materialismo, ottusità etc... Forse un po banalmente, le uniche figure alle quali è affidata e conferita un po di sensata umanità sono proprio quelle convenzionalmente meno accreditate come vecchi semi-ebeti o semplici e generosi emigranti di colore, dai quali si hanno, finalmente, quelle reazioni "composte", vanamente attese dal resto della popolazione abbiente o "competitiva". Purtroppo la recitazione è spesso dozzinale, i dialoghi ed il doppiaggio non sono da meno e la scelta del cast, se si esclude la sempre brava Ingrid Thulin, non è stata certo delle più felici. La sensazione è che il buon Marco Ferreri, ormai stanco e con meno smalto artistico rispetto ai tempi d'oro, abbia esagerato nell'affettazione artificiosa, sacrificando la naturalezza artistica ad un virtuosismo faticoso e deformato. Non è Pasolini e si vede. Il film comunque ha un suo perchè e, in definitiva, merita di essere visto almeno una volta, anche se di sicuro siamo lontani dai migliori risultati che lo sforzo di Ferreri ha saputo dare in passato.