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CUORE SELVAGGIO regia di David Lynch

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amterme63     8 / 10  19/12/2012 22:25:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altro grande film di Lynch. Anche qui le caratteristiche peculiari del suo cinema ci sono tutte. Prima di tutto c'è tensione continua per tutto il film, senza cali, senza mollare mai la presa. Si viene totalmente coinvolti, non tanto nelle vicende dei protagonisti (Lynch cerca di non far identificare lo spettatore totalmente con loro, ma cerca spesso di farceli vedere controluce, in maniera critica) ma nell'atmosfera e nel pathos con cui si svolgono le scene (molta importanza ce l'ha il montaggio alternato, l'ambientazione, la musica). Caratteristici sono gli inserti con fuoco, ricordi, flashback, scene oniriche o scene che apparentemente non c'entrano niente con ciò che viene rappresentato, ma che in realtà danno il tono, il tocco emotivo che colpisce lo spettatore.
Fondamentalmente però Lynch non rinnega le convenzioni della tradizione, semplicemente le usa a suo modo, in maniera originale.
Solo il finale forse non è all'altezza del film ed è probabilmente il suo punto più debole.
Anche "Cuore selvaggio" come i film precedenti è un film di scontro netto fra "bene" e "male", ed è pure una storia di formazione, di accrescimento e maturazione di persone che devono affrontare il negativo per poter prendere finalmente coscienza di sé.
Anche qui come nei film precedenti i concetti di bene e male sono usati in maniera anticonvenzionale e complessa. Il bene è un bene relativo, perché i suoi rappresentanti sono un delinquente e una ragazza sboccata e assetata di sesso. I due poi si comportano in maniera molto tipica, seguendo quelle che erano i modi di atteggiarsi da parte dei giovanotti fine anni '80, con il loro spirito esibizionista, cinico, capriccioso, il gusto per l'estremo e il violento (a volte sembra di vedere scene tratte da "Natural Born Killers"). Lynch però evidenzia ad arte questi comportamenti, li riprende in maniera distaccata e critica, fa sentire i protagonisti come fatui e ridicoli a volte, anche se non viene mai meno l'appoggio nei loro confronti e la tendenza a renderli romantici (le scene di canto e ballo). Lynch insomma fa i conti con il postmoderno e il suo modo di rappresentare il reale (adottando modelli culturali popolari).
Altra differenza fra Lynch e Tarantino/Stone è che Lynch scava nel passato dei suoi protagonisti, cerca di dare una ragione individuale (e non assoluta - "nati per uccidere") al loro modo di essere.
Lynch tratta i suoi eroi "positivi" con un misto di critica e condiscendenza. Nel finale infatti i nodi vengono al pettine e la realtà finisce per infrangere i facili ruoli, i sogni e gli atteggiamenti esteriori. Viene fuori l'animo delle persone, quello che veramente sentono e quello che veramente conta. Purtroppo il modo con cui questa presa di coscienza viene rappresentato non è in linea con il resto del film, è rappresentato in maniera frettolosa, distaccata, addirittura con un intervento esterno (la strana scena della "fata buona").
Può darsi che sia un'ulteriore ironia di Lynch verso i suoi personaggi, un modo per rendere relativo e poco credibile il lieto fine.
La parte più convenzionale e più in debito con il mondo televisivo (a cui in quegli anni Lynch prestava la sua opera) è la parte riguardante i personaggi "cattivi" (soprattutto il personaggio della madre, molto da soap-opera). Purtroppo qui non c'è Dennis Hopper a caratterizzare umanamente il suo personaggio. Solo Willem Dafoe rivela una grande arte nel caratterizzare il suo personaggio negativo. Sufficienti le prove di Cage e della Dern.
Insomma, ancora una volta Lynch ci porta a fare un viaggio emotivamente e visivamente molto coinvolgente attraverso la parte "cattiva" del mondo americano (e di conseguenza del nostro mondo).