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IL SEME DELL'UOMO regia di Marco Ferreri

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GianniArshavin     7 / 10  10/04/2020 20:12:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella vasta e eterogenea filmografia del genio Marco Ferreri ha trovato posto, nel 1969, anche un prodotto di fantascienza esistenzialista: Il seme dell'uomo. Uscito nello stesso anno del classico "Dillinger è morto", quest'opera di fantascienza post-apocalittica porta avanti un discorso filosoficamente molto complesso sulla natura dell'uomo e sul futuro della specie umana.
Dopo una non specificata catastrofe mondiale, probabilmente una letale pandemia, i pochi superstiti sono chiamati a riorganizzarsi per ricostruire la civiltà e ripopolare il pianeta. I due protagonisti, Cino e Dora, ben presto si ritroveranno ad interrogarsi sulla possibilità di procreare e contribuire così alla rinascita della specie.
Come in altri lavori del regista, il Seme dell'uomo affronta tematiche complesse attraverso un linguaggio cinematografico non fruibile per tutti. La pellicola è un mosaico di simbolismi e allegorie, con Ferreri che lascia libero sfogo al suo pessimismo mai così cupo ed amaro; la storia è un disperato e rabbioso dipinto di un futuro non più così remoto e che Ferreri immagina fosco e senza alcuna redenzione.

Sono molteplici i guizzi di genio autentico del cineasta, dalla balena spiaggiata di biblica e melvilliana memoria alla straziante sequenza di Roma devastata dall'apocalisse in terra. Al giogo simbolico non si sottrae nemmeno il finale, enigmatico e monco nella più sprezzante delle scelte narrative del regista.
Nondimeno, Il seme dell'uomo non è un'opera perfetta ed esente da difetti: ci troviamo di fronte un lavoro in cui il contenuto travolge la forma, danneggiando soprattutto nella prima parte il comunque ottimo operato dell'autore milanese; purtroppo, in un climax in crescendo di temi e sviluppo narrativo, i primi 40 minuti risultano eccessivamente sfilacciati, portando più volte lo spettatore sull'orlo del disorientamento. Anche la caratterizzazione del protagonista maschile pare lacunosa seppur, probabilmente, espressamente voluta.

In definitiva, questa tappa della carriera di Ferreri merita di essere riscoperta fra i meandri del cinema filosofico italiano. Il seme dell'uomo è un'opera profetica e pregna di significati ma imperfetta e forse penalizzata da una concezione eccessivamente visionaria.