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VELLUTO BLU regia di David Lynch

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amterme63     8 / 10  14/12/2012 22:25:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lynch ci regala ancora un altro film dove l'emozione (in questo caso la tensione tipica dei thriller) la fa da padrone. E' anche presente il tema principale della sua cinematografia: il difficile rapporto con la parte irrazionale dell'animo umano.
Dal punto di vista formale "Velluto Blu" appartiene ai film "tradizionali" di Lynch, quelli di più immediata fruizione. Comunque, anche se Lynch usa uno stile convenzionale, lo fa in maniera personalissima, introducendo squarci onirici o simbolici tramite il montaggio incrociato con oggetti o scene strane e particolari, non direttamente attinenti alla storia e che la rendono inquietante.
Apparentemente Lynch rispetta le regole standard del thriller classico: ci sono protagonisti medi, buoni, rispettabili, inseriti in società, rispettosi delle regole e delle leggi, i quali si trovano ad incontrare e ad affrontare persone deviate, perverse (però affascinanti), senza scrupoli e senza morale. Alla fine comunque il bene prevale (anche usando mezzi violenti) e si ristabilisce l'equilibrio iniziale. Anche la sceneggiatura segue canovacci classici, concentrandosi quasi esclusivamente sulla vicenda e sui protagonisti. Tutto si svolge in maniera chiara, compatta, semplice e comprensibile (a differenza di "Dune"), piena di coincidenze e avvenimenti dosati ad hoc, con molte circostanze lasciate alla fantasia dello spettatore

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Tradizionale è anche la distinzione netta e precisa fra male e bene, fra buoni e cattivi.
Questo però è solo quello che appare esteriormente. Lynch indirettamente ci fa capire che la situazione è più complessa, che questa è solo l'apparenza. Prima di tutto la curiosità di Sandy e Jeffrey ha qualcosa di morboso, si vede e si sente che subiscono il fascino del torbido, del misterioso, ne sono attratti irrazionalmente (non riescono a capire perché fanno cose assolutamente scorrette, eppure le fanno). Jeffrey poi si trova a comportarsi in una maniera che non avrebbe mai immaginato di essere capace, tirando fuori un lato decisamente inquietante di se stesso (la scena in cui picchia Dorothy e la prende con la violenza, mentre un rumore di fondo imita il ruggito del leone). Entrambi poi non riescono a resistere al voyeurismo, vizio rimproverato in qualche maniera anche allo spettatore stesso. Insomma l'irrazionale è anche profondamente dentro ciò che si considera ordinato e positivo (come ad esempio il poliziotto corrotto).
Del resto anche i "cattivi" e gli sbandati posseggono lati decisamente umani che variano e complicano la loro figura. Frank, il grande cattivo, (superba interpretazione di Dennis Hopper) è capace di commuoversi davanti a una canzone, soffre di schizofrenia, è preda della droga, respira sempre un gas che non si sa cosa sia, ha il feticismo del velluto blu; insomma è più complesso di quello che sembra. Così anche Dorothy, nonostante le perversioni sessuali, le abitudini di vita sregolate, è una donna fragile, confusa, bisognosa di aiuto.
Il finale è positivo ma lascia comunque dietro di sé molte ombre e ci rivela l'altra faccia dietro l'apparente ordine e gli splendidi colori della provincia americana.
Questo era un tema molto comune all'epoca (3 anni dopo "Velluto Blu" uscirà "Sesso, bugie e videotape"), riportato in auge recentemente da Cronenberg con "A History of Violence". Lynch però si discosta dall'ordinario, grazie a un coinvolgimento emotivamente diretto e profondo dello spettatore e ai suoi caratteristici tocchi onirici dal sapore inquietante e angosciante.
"Velluto Blu" è quindi un film che lascia il segno e che non si dimentica.