K.S.T.D.E.D. 7½ / 10 15/03/2007 18:56:08 » Rispondi Se in Eraserhead L. da' totalmente sfogo alle sue pulsioni cinematografiche in un genere adatto alle stesse, in “Velluto Blu” cerca di adattarle, se così si può dire, ad un genere maggiormente riconosciuto, più lineare e che ha tutti i tratti del noir. La struttura narrativa, infatti, non ha particolari deviazioni da quella classica del genere e la storia è assolutamente cristallina, termine che generalmente, se accostato al nome “Lynch”, dà la sensazione di ossimoro. Insomma sembrerebbe a tutti gli effetti un film “normale”.. ed in realtà non così entusiasmante, se non fosse per il fatto che il regista decise a suo tempo di tratteggiare dei personaggi assolutamente estremi, intaccati nel loro intimo da particolari deviazioni e tali da colorare di surrealismo l’intera pellicola. Il risultato è un film-cartolina-strappata. Inizialmente, tutto è sereno, tutto sembra perfetto, tanto da risultare snervante; il ragazzo, la ragazza carina, colori accesi, i pompieri che passano e che danno un senso di tranquillità e sicurezza (sembra pleasantville).. tutto va per il meglio; fino a quando il giovane acqua e sapone non vede la donna dell’appartamento, quell’appartamento che per giocare al detective stava spiando, puntargli un coltello alla gola e intimargli, invece di andar via, di spogliarsi; subito dopo assiste ad uno stupro dettato da fantasie estreme da parte di un tizio completamente pazzo. Ed è così che la cartolina inizia a strapparsi e a rivelare “il mondo strano” (così come lo definisce il protagonista) che c’è sotto. Effettivamente “strano” è il termine più adatto, visto che oltre al sudicio, alle perversioni, vi sono comportamenti che sono al limite, anzi abbondantemente oltre, la ragione. Si ha quindi un Hopper che minaccia di morte citando il testo di una canzone apparentemente sconnesso rispetto a quanto sta accadendo, una sconosciuta che intima ad un ragazzo sprovveduto ed appena conosciuto di picchiarla così da farle provare piacere e ancora un tizio, detto Soave, che nel bel mezzo di storie di droga, omicidi e relativi affari, accende il giradischi e, truccato a mo’ di mimo, interpreta “In dreams” di Orbison, con Frank (criminale, omicida, drogato e deviato) che estasiato segue il testo della stessa. Quest’ultima è una delle cose tipicamente lynchiane più belle della sua filmografia.
“A candy-colored clown they call the sandman Tiptoes to my room every night Just to sprinkle stardust and to whisper Go to sleep. everything is all right.
I close my eyes, then I drift away...”.
In breve, ancora una volta Lynch. Questa volta però concentrato più sui personaggi che sulla storia. Il risultato è sempre quello, ossia una pellicola, nella sua diversità, ottima.