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THE ELEPHANT MAN regia di David Lynch

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     9 / 10  12/02/2008 11:33:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film commovente,straziante e davvero indimenticabile.Ispirato ad un personaggio realmente esistito,ovvero John Merrick,sfortunato ragazzo inglese affetto da una grave forma di neurofibromatosi ,”The elephant man” è il secondo lungometraggio firmato da quel geniaccio di David Lynch.
Il regista come nel precedente “Eraserhead” si affida ad un inquietante bianco e nero per rappresentare la cupa Londra vittoriana di fine ottocento,quindi affronta il tema del diverso per mostrare l’ipocrisia degli uomini,in questo caso abili a sfruttare le sfortune del povero John per il proprio tornaconto.
Tra i tanti personaggi deprecabili presentati nella pellicola,ne fanno eccezione alcuni,in particolar modo il Dottor Treves,interpretato dal bravo Anthony Hopkins,il quale dopo un iniziale interessamento dettato da motivi personali di carattere scientifico e di immagine, comprenderà che all’interno di quella aberrante prigione di carne umana si nasconde un animo gentile,profondamente sensibile e assetato di conoscenza,un animo per nulla distrutto da anni di angherie e vessazioni di ogni genere,cosa che indurrà il medico a difendere e proteggere strenuamente il povero John dalla malvagità e dalla curiosità morbosa delle persone.
Lynch affronta anche il tema del voyeurismo mettendo in luce come questo faccia parte della natura umana,assetata di vedere,spiare ,osservare anche quando lo spettacolo è palesemente ripugnante.
Il merito del film è di non scadere mai nel patetico gratuito o nel banale,la dignità umana di John è ben rappresentata e induce lo spettatore ad andare oltre le apparenze,a squarciare quel velo di diffidenza creato da un involucro esterno ributtante ma sicuramente dimenticabile grazie ad un animo estremamente fulgido e affabile da parte del protagonista.
Lynch,noto soprattutto per il suo cinema cervellotico e criptico,dimostra di saper coinvolgere anche alle prese con una sceneggiatura più classica e lineare, come del resto manifesterà anni dopo con lo splendido "Una storia vera".