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THE ELEPHANT MAN regia di David Lynch

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ULTRAVIOLENCE78     8½ / 10  28/12/2007 18:28:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo "Eraserhead", Lynch seguita a sviscerare la tematica della deformità e della diversità, trasponendo una storia vera, unica e tragica: quella di Joseph Carey Merrick, noto per una rara malattia deformante. Rispetto al suo primo lungometraggio, tuttavia, il regista americano non si sofferma sul profilo introspettivo del personaggio, mettendone in luce la dimensione interiore, psicologica, onirica e allucinata; ma pone lo spettatore di fronte ad una vicenda umana estremamente drammatica e commovente, nella quale la disgrazia dovuta al "Caso" o a un imperscrutabile disegno "divino" si somma a quella determinata dalla nequizia degli uomini, i quali per soddisfare i loro laidi desideri morbosi o per perseguire vili fini di lucro non si fanno scrupoli nel prendersi beffe e approfittarsi di una persona remissiva e indifesa. Fortunatamente Joseph (che nel film ha il nome di John) incontrerà il dott. Frederick Treves, il quale lo sottrarrà dalla realtà brutale della strada e gli donerà dei momenti felici, che fino a quel momento erano limitati al ricordo della mamma morta quando era ancora un bambino.
Ma esiste veramente la misericordia? Un altruismo puro? Un amore incondizionato, slegato da qualsiasi forma di tornaconto personale? E' ciò che sembra chiedersi Lynch quando il dott. Treves, al cospetto della moglie, con sguardo attonito e quasi atterrito afferma di non essere tanto diverso da coloro che si sono profittati dello sciagurato Joseph come fenomeno da baraccone, poichè anche lui si è prestato al "gioco" dello sfruttamento per conseguire titoli e meriti nel campo della ricerca scientifica.
In un mondo pervaso dalla morbosità (tema che verrà meglio analizzato in "Blue Velvet"), dall'egoismo, dalle angherie e dalla barbarie risalta l'animo nobile, raffinato e dignitoso di un uomo "imprigionato" in un corpo che "non gli è proprio" e che invece appartiene idealmente ai veri mostri: gli uomini cattivi.
Nonostante la differenza radicale (effettiva o solo apparente?) con la pellicola precedente, la sequenza finale quasi trascendentale, in cui il sogno sfuma nel trapasso, evoca l'incipit di "Eraserhead".
Molto appropriata la scelta stilistica del bianco e nero che, insieme ad alcuni momenti del film, sembra omaggiare alcuni classici della cinematografia, tra cui soprattutto "Freaks" di Tod Browning.

Il film è stato prodotto da Mel Brooks, il quale rimase particolarmente colpito da "Eraserhead". Questi, dopo aver visto il primo lungometraggio di David Lynch, ammise di non averci capito niente, ma fortunatamente riconobbe il genio del regista americano.
ULTRAVIOLENCE78  28/12/2007 18:48:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"lo sottrarrà dalla realtà...". Lo sottrarrà ALLA realtà...