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ERASERHEAD regia di David Lynch

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RedPill     7 / 10  27/10/2010 21:53:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ambientato nel bi-cromatico gelo strutturale della psiche di Henry Spencer (Jack Nance), Eraserhead è un concentrato vero e proprio di Sensazioni emotive ed emozionali, espresse attraverso l'assordante silenzio delle proprie immagini e disturbate da suoni ossessivi e stridenti che, confluendo tra loro, vanno a comporre quelle che a grandi linee si potrebbero poi considerare "tracce" sonore.Croce/delizia per gli occhi e la mente, definiamolo cinema sperimentale, visione alternativa o "semplice" delirio artistico, certo è, che nello squilibrio rappresentativo generale, il film esprime comunque una trama logica tangibile; è il prorompente significato metaforico insito nel linguaggio delle proprie immagini, a destabilizzarne costantemente le sequenze.Ovviamente ciò, a totale discapito dell'inerme spettatore, che, oltre ad uscirne parecchio frastornato, scena dopo scena, verrà travolto da una serie di perplessità e interrogativi, frutto della creatività visionaria del Regista, all'epoca, poco più che trentenne.Creatività, che nel corso degli anni ha regolarmente influenzato le opere successive, nelle quali, sono ben presenti richiami e spunti legati alla pellicola in questione, alla quale, Lynch, ancora oggi si ispira (in riferimento ovviamente al modo di inquadrare alcune scene ed esprimere certi ambienti).Un'opera che non lascia spazio alla banalità e all'armonia delle immagini, ed in cui, anche un momento d'affetto e di estremo piacere come quello dell'amplesso iniziale, viene rappresentato e vissuto dal protagonista, come crocevia di tormenti e malesseri, protratti nel corso del film dalle sconvolgenti conseguenze della passione.Fondamentale a tal proposito il lavoro svolto da Nance, capace di esternare, grazie ad una buona dose di espressività, umori e stati d'animo del proprio personaggio, che diventerà col passare del tempo sempre più angosciato e angosciante.Tra le mura di un claustrofobico habitat metropolitano, si materializza così nel 1976, il primo incubo formato grande schermo, "partorito" dalla mente contorta e visionaria del talentuoso regista.