Filman 9 / 10 04/10/2017 16:05:46 » Rispondi Pochi mostri sacri del cinema sono stati in grado di farsi carico di un archetipo come il melodramma per giungere ad un film sperimentale, sfruttando certe meccanicità comunicative al fine di garantire funzionalità narrativa, arrivando anche al grande pubblico, attraverso l'unione tra un genere particolarmente commerciale o retorico e il cinema indipendente o d'autore, dualità unificata in DAYS OF HEAVEN alla quale si associa l'ulteriore fusione tra due tipologie di vedute, quella classica americana, monumentale ed estetica, e quella espressionista europea, poetica ed introspettiva. La molteplicità di appartenenze di questo capolavoro sbocciano in un ermetismo post-moderno in divenire per Terrence Malick, che fa dei silenzi e della voce narrante i veri accompagnatori musicali di quelle pittoresche realtà bucoliche culla di esistenze umane divise tra ricchezza e povertà come vuole la convenzione delle storie romantiche, ma anche in bilico tra felicità e infelicità, tra accettazione della propria insoddisfazione e ritorno alla natura, quella delle origini.