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LA RABBIA GIOVANE regia di Terrence Malick

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Terry Malloy     9 / 10  18/10/2011 16:56:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È un capolavoro l'opera prima del grandissimo Malick, non ancora coinvolto in un'espressione cinematografica di stampo "esistenzialista", ma pienamente legato a un'estetica narrativa coesa e coerente. La storia, che assomiglia davvero tanto a quella di Natural Born Killers, è quella di un road movie sulla Violenza. La violenza ingiustificata, e quasi innocente. La violenza delle Badlands. A questo proposito mi è difficile giustificare la scelta italiana del titolo: la rabbia è un sentimento ben preciso e non mi pare, salvo per il primo omicidio, che Kit sia arrabbiato. Certo, le vessazioni, la condizione perenne e macchiante di "essere nato dalla parte sbagliata" è un forte incentivo sociale a uccidere, ma quello di Kit e di Holly (anche se lei è più complessa) mi sembra piuttosto un grande desiderio di ricongiungimento con tutto ciò che è spontaneo, naturale, senza pensiero, animale. Qui la Natura svolge un ruolo materno, Essa richiama i suoi figli smarriti, smarriti in un sociale patetico e incolore ("ti piace la gente, Kit?" "non mi dispiace"), e li porta in una dimensione totalmente ancestrale, di tribalità e brutalità. Ma cosa salta? In realtà in questo film i meccanismi narrativi già sono saltati (anche se in questo senso sarà solo con "The Tree Of Life" che Malick avrà raggiunto la perfezione stilistica). Non si capisce né quando né perché Holly si allontani da Kit (analogamente mi viene in mente "A Dangerous Method", dove i rapporti fra Jung e Freud saltano all'improvviso, destabilizzando la spettatore). A questo proposito Sissy è perfetta, con lo sguardo più enigmatico della storia del Cinema americano. Riguardo a "giovane" (del titolo italiano) inoltre posso fare lo stesso discorso: non è la giovinezza un elemento fondamentale della "tensione a uccidere" ("mi resi conto che Kit aveva il grilletto più facile di chiunque") che invade Kit e coinvolge Holly. I due hanno dieci anni di differenza e non c'è alcuna nota di infantilismo nel loro rapporto. Fanno discorsi da adulti e vivono da adulti. Certo ammetto che possa essere un titolo suggestivo, ma non è ermenuticamente corretto. Nulla da dire sull'immenso Charlie Sheen. Bravo anche Oates. Una nota di merito per fotografia e colonna sonora, davvero straordinarie (quel Nat King Cole mette una maliconia da far schifo). Questo è un grande film di Malick, mi ha coinvolto con la consueta empatia che mi prende in ogni opera di questo grande, strano Regista.