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A PROPOS DE NICE regia di Jean Vigo

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Marco Iafrate     8 / 10  20/03/2008 22:22:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ispirazione per girare il suo film d'esordio (questo straordinario documentario muto di grande potenza espressiva), nasce dalla necessità del giovane jean Vigo di trasferirsi a Nizza per curarsi quella tubercolosi che lo avrebbe comunque ucciso pochi anni dopo, destinandolo al triste primato di uno tra i grandi registi meno produttivi della storia del cinema, tutta la sua opera si concentra in poco più di 3 ore di pellicola (ai 25 minuti di "A propos de Nice" si aggiungono soltanto "Zero in condotta" e "L'Atalante", è con i soldi del regalo di nozze da parte del suocero (nel frattempo Vigo si era sposato con quella che in seguito diventò la sua più importante collaboratrice Elisabeth Lazinska), che il giovane regista può mettere in pratica i suoi sogni, quel denaro gli permette di comprarsi una cinepresa; l'incontro con il fratello di Vertov, Boris Kaufman, in quel tempo affermato cameramen, fà il resto, i due decidono di girare un film dallo stampo decisamente documentaristico sulla città di Nizza.
L'opera più che su un disegno narrativo si basa più sulla forza espressiva delle immagini che da sole trasmettono la logica del film: il contrasto tra le classi sociali che traspare evidente durante tutta la pellicola, la quale risulta essere un cristallino esempio di lucida visionarietà applicata al montaggio; agli alberghi di lusso, ai ricchi turisti ad oziare sulle spiagge, alla borghesia a passeggio per le strade, si contrappone il degrado dei quartieri poveri con i giochi di strada, i mercati rionali, i bambini sporchi e spazzatura dappertutto.
Molto interessante l'idea del regista e soprattutto di kaufman che l'ha messa in pratica personalmente, di riprendere le abitudini di vita dei cittadini di nizza con la telecamera nascosta così da dare un aspetto quanto mai reale alle immagini (l'antenato della candid camera). Molto suggestive, per l'epoca, le riprese aeree all'inizio del film (una sorta di google heart degli anni '30) sopra i tetti della città.
Un cinema di sperimentazione, qualcosa che ormai stava inesorabilmente giungendo alla fine al pari del cinema muto in tutta la sua essenza, un cinema che oggi meriterebbe più attenzione e riconoscimenti dalla distribuzione televisiva che, al contrario, meschinamente lo occulta, dimostrando di fatto, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, un totale disinteresse alla cultura cinematografica.