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LE NOTTI BIANCHE regia di Luchino Visconti

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frine     6½ / 10  26/05/2013 05:26:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi espongo alla berlina e do a questo film 'storico', firmato da uno dei sommi maestri del cinema italiano, lo stesso voto che ho assegnato a modesti polpettoni destinati a puro intrattenimento.
Naturalmente, per ragioni diverse.
In questo caso, impegno produttivo e accuratezza di realizzazione sono innegabili. Splendida fotografia, inquadrature incisive e mai banali, scenografie ricostruite con cura per rendere una Livorno invernale e gelida più di quanto si suppone possa essere la San Pietroburgo estiva, quella delle "Notti bianche", in cui non si dorme perché la luce solare persiste fino a notte alta.
Encomiabile anche l'interpretazione incisiva e sfumata di Mastro.ianni.
Ma poi?
L'adattamento del libro di Dostoevskij non regge. Le anziane 'arsenico e vecchi merletti' sono macchiette, la prostituta Clara Calamai (doverosamente imbruttita) crea una situazione a dir poco imbarazzante, mentre i danzatori di balera, apparente simbolo del vitalismo postbellico, sembrano piuttosto lemuri che personaggi reali, figure vuote e incapaci di trasmettere emozione.
Il punto più debole del film, comunque, è a mio parere l'isterica Natalia, che passa dal pianto alla risata senza mai esprimere un autentico sentimento, nemmeno per l'amato lontano . Ma se l'interpretazione di Maria Schell è eccessiva e perfino irritante, quella di Jean Marais è statica, raggelante, quasi straniante. Vero che Marais è omosessuale dichiarato, ma l'indifferenza, perfino la repulsione che mostra verso la paziente e ostinata partner mette lo spettatore a disagio, inducendolo a chiedersi perché mai quest'uomo sia tornato e quale sarà il suo futuro con Natalia.
Il confronto con "Le quattro notti di un sognatore" di Bresson (1971), ambientato in una Parigi incredibilmente viva e palpitante, gioca nettamente a favore di quest'ultimo, anche se l'incomprensione fra i due protagonisti genera un senso di inquietudine che contrasta con la letizia prorompente della Ville Lumière. Ma è proprio questo il senso dell'opera di Bresson (avvezzo a propinare suore, ragazze derelitte e asini incompresi). Nel film di Visconti, il senso della storia si perde fra le nebbie di Livorno, fra i suoi ponti e canali che conducono verso...nowhere.