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LE NOTTI BIANCHE regia di Luchino Visconti

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  08/01/2009 01:03:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lei: “Perdonami… Ti scongiuro, perdonami! Ho ingannato te e me. E’ stato un sogno, un’illusione. Per un momento ho creduto che tu ed io…”

Lui: “Va da lui… Non devi avere rimorsi… Ho avuto torto io a credere… Va da lui... E che tu sia benedetta per l’attimo di felicità che mi hai dato. Non è poco anche in tutta un’intera vita”.

In questo passaggio da brividi (reso magnificamente dalla coppia formata da Marcello Mas*****nni e Maria Schell) è racchiuso il senso dell’omonima opera di Fëdor Dostoevskij, che riesce a condensare nel “breve incontro” (come non ricordare David Lean) con una giovane donna tutta la vita di un modesto e solitario impiegato, rischiarata dall’illusione di poter vivere un’amore che non si concretizzerà mai: ma è proprio questa speranza, quest’utopia, benché destinata a non realizzarsi, a dare un senso all’esistenza di un uomo che, fino ad allora, è vissuto come un cane randagio. Proprio come quel cane che, all’inizio e alla fine del film, Luchino Visconti riprende emblematicamente nel suo mesto e solitario peregrinare quasi a segnare circolarmente la struggente vicenda del protagonista sognatore, sulla quale si riflette altresì quella della meretrice i cui sogni, invece, si sono spenti da tempo.
Il film, che si presenta come un adattamento del romanzo giovanile dello scrittore russo (l’ambientazione non è San Pietroburgo, bensì una cupa, nebbiosa e gelida Livorno) è curato nei minimi particolari –del resto come tutti quelli di Visconti- tanto che alcune zone della città sono state integralmente riprodotte negli stabilimenti di Cinecittà; ed è inoltre esaltato da un B/N che spicca per la sua splendida nitidezza, nonché dall’eccelsa fotografia di Giuseppe Rotunno.
L’opera di Visconti è bellissima, ma l’esperienza del libro –che ve lo dico a fare- è un’altra cosa. E pensare quante pellicole –per non parlare dei testi letterari- si rifanno più o meno direttamente al tema al centro del romanzo di Dostoevskij: tra le tante, mi vengono in mente il succitato “Breve incontro” di David Lean e “I ponti di Madison County” di Clint Eastwood.
StranzCronenber  07/07/2009 16:17:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho trovato la recitazione della Schell un po' forzata: a tratti mi ha quasi urtato il suo atteggiamento. Forse, anzi sicuramente, mi sono fatto condizionare dall'opera di Dostoevskij.
Le notti di bianche, a mio parere, è una delle vette più alte della letteratura mondiale; altro che I dolori del giovane Werther, che al confronto, mi è parso banale e noioso.
Innamorarsi perdutamente di una donna, e provare un senso di disperazione ogni volta che va via: fino al prossimo incontro, la paura di non rivederla uccide ed al contempo fa sentire vivi.
Cosa può esserci di più profondo di un amore sospeso ad un filo troppo sottile di speranza?
I sognatori sono condannati alla tristezza.