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HARRY POTTER E L'ORDINE DELLA FENICE regia di David Yates

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Dom Cobb     7½ / 10  29/10/2013 01:04:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Voldemort è tornato, ma il ministero è troppo spaventato per affrontare una simile realtà e tale paura nei confronti del male e di chi lo dichiara redivivo si traduce in misure repressive contro ogni genere di manifestazione pratica della magia, incluso all'interno di Hogwarts. Così, Harry Potter si trova ad affrontare i legami mentali altamente sgraditi fra Voldemort e lui, l'addestramento alla magia pratica dei suoi compagni di scuola, la sgradevole professoressa Umbridge e sogni riguardanti una misteriosa sala all'interno del ministero stesso...
Come si dice, chi non muore si rivede. Dopo Newell, tocca a David Yates l'onore e l'onere di sollevare il pesante fardello di una saga sulla quale gravano gli occhi di centinaia di milioni di fan in trepidante attesa, specie dopo il vistoso calo di qualità del film precedente. E' vero che forse questo Ordine della Fenice (che, a dispetto della presenza nel titolo, ha un'importanza pari a zero) non è il migliore della serie, ma per essere un film di due ore appena ricavato da un romanzo di oltre ottocento pagine, se la cava piuttosto bene.
Più si va avanti, più la storia si fa seria, ma non per questo le parti ironiche sono ridotte al minimo, e questo aiuta la pellicola a scorrere piuttosto bene, complice anche una sceneggiatura del sostituto Michael Goldenberg che punta dritta al sodo senza dare l'impressione di balzare illogicamente da un luogo all'altro come era accaduto nel film precedente. Giova anche una gradevole alchimia di fotografia dark, maestosi set, e un montaggio fortunatamente tornato a livelli accettabili.
Gli interpreti continuano a comportarsi bene, sebbene Radcliffe mostri una gamma di espressioni ridotta in modo allarmante, e si segnalano le new entries Imelda Staunton, che lascia il segno a forza di voce di un'ottava troppo alta e rosa a tutto spiano, e la squilibrata Helena Bonham Carter, abbastanza inutile ed irritante a onor del vero, mentre il resto del cast viene lasciato sorprendentemente in disparte, se si eccettua Gary Oldman, al quale viene dato finalmente un po' di spazio


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Detto questo, però, è doveroso dire che l'intero spettacolo scorre sì veloce, ma anche in modo alquanto superficiale, e la carica emotiva di certe scene è praticamente inesistente: ogni evento inaspettato viene accolto con stoica indifferenza (trova persino spazio una love story di cui, francamente, non gliene frega niente a nessuno). In tal senso, bisogna anche chiarire la sostanziale assenza di qualsiasi tentativo efficace di analizzare i personaggi che, ammettiamolo, sono tutti frutto di banali stereotipi, protagonista su tutti. Inoltre, la trama stessa rappresenta un problema, in quanto non si tratta di un episodio chiuso, con un inizio ed una fine, ma sembra più che altro un preludio a qualcosa che deve ancora avvenire. Anzi, come poi si vedrà, è il preludio di un preludio di un preludio, se ho fatto bene i calcoli.


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Per non parlare del fatto che la sceneggiatura sembra talmente ansiosa di arrivare a un finale soddisfacente da cospargere la storia di qualche interrogativo senza risposta di troppo,


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e un finale potenzialmente triste e riflessivo (e sottolineo potenzialmente) viene tirato via al punto che si potrebbe dire che il film, più che finire, sembra interrompersi.
Eppure, paradossalmente, c'è un elemento che controbilancia il tutto, un elemento che da un sei stiracchiato fa passare il film a un livello del tutto diverso: la spettacolarità. Lo scontro finale nel ministero è la prima volta in assoluto in tutta la saga in cui le potenzialità a livello di magie ed incantesimi viene finalmente mostrato in tutta la sua profusione di pirotecnici effetti speciali e, soprattutto, senza l'ausilio di formule pseudolatine che solo al suono ti fanno sganasciare dalle risate per quanto sono oggettivamente idiote.


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In altre parole, dopo due fiabe e due teen movie (l'ultimo dei quali, in fin dei conti, piuttosto squallido a tratti e tutti accomunati dalla stessa stupidità di fondo, per quanto piacevoli), la saga è finalmente diventata qualcosa che somiglia a un fantasy classico, in cui si comincia lentamente ad uscire dalla scuola e a rompere un po' la meccanicità dell'incedere narrativo.
Quindi, un discreto prodotto d'intrattenimento, incerto sul piano contenutistico (come, torno a ribadire, un po' tutti i film della serie), ma salvato in extremis proprio dalla spettacolarità e dal team tecnico.