jack_torrence 8 / 10 14/02/2012 10:59:16 » Rispondi I salti temporali non sono un excamotage per nascondere i "buchi" inevitabili in un biopic che copre un'intera vita. fanno invece leva sulle rispondenze interne dell'esistenza, in cui la memoria è guida più fedele di una linearità esteriore. La costruzione drammaturgica è raffinatissima, specie nell'ultima parte - che mi è parsa straordinaria -, riuscendo a trasportare la pellicola dal piano dell'agiografia a quello della metafora. Metafora di un amore tanto invocato con le canzoni, quanto vanamente agognato, a dispetto di un destino leopardiano e avverso. Un destino che arride all'arte, ma non al cuore. E' un archetipo maggiore: fa leva sullo scostamento tra l'intensità della percezione dell'armonia, e la crudezza dissonante della vita. Simbolica, ed emblematica, in questo senso, la bella sequenza in cui Edith riceve la fatale notizia sulla fine di Marcel: un turbine che dal corridoio d'un albergo la spinge, anzi la obbliga, sul palcoscenico. Suo destino inevitabile, suo fine e sua fine.
Uno spettacolo raffinato e coinvolgente; grande cinema e soprattutto un'interpretazione memorabile di Marion Cotillard - mimetica, interiore, totalizzante. Un film che cresce man mano che procede, che emoziona molto e che alla fine strappa applausi.