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EUROPA '51 regia di Roberto Rossellini

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amterme63     7½ / 10  15/12/2007 19:01:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono molti spunti di riflessione da fare dopo aver visto questo film. Purtroppo la ricchezza di temi non è amalgamata a dovere, né espressa al meglio. Il nucleo centrale è la lotta fra l’istinto solidale e le sovrastrutture ideologiche e sociali che riescono a bloccarlo e a imprigionarlo. Tutto si svolge intorno ad un unico personaggio che giganteggia nel film, lasciando spesso gli altri personaggi incompleti o meramente funzionali allo sviluppo della protagonista. Ingrid Bergman fa del suo meglio ma secondo me non riesce a dare pienezza e convinzione al suo personaggio: oscilla fra espressioni hollywoodiane (favorite da complici primi piani e inquadrature flou) e scene in cui si dovrebbe mescolare e interagire con persone del popolo (con evidente contrasto e imbarazzo stilistico).
La storia (non molto verosimile) narra di una ricca signora dell’alta borghesia presa nel turbine dei vacui riti del suo ceto, la quale non si accorge del grave malessere psicologico di suo figlio (personaggio appena abbozzato e non bene recitato – i bambini di De Sica riuscivano a fare ben altro). E’ proprio la tragica perdita di suo figlio che spinge la protagonista a riconsiderare se stessa e l’atteggiamento verso il mondo esterno. Decide di aprirsi agli altri, ma lo fa in maniera debole, confusa e passiva (i tratti caratteristici del suo carattere, espressi in maniera poco drammatica e convenzionale dalla Bergman). Il suo comportamente diventa il mezzo tramite il quale Rossellini afferma l’indipendenza (la sua) che deve avere il singolo nel suo agire, rispetto a tutti i sistemi ideologici che tendono a schiacciare e a limitare l’agire di ognuno.
Il primo impatto la Bergman ce l’ha con un comunista, il quale si dimostra interessato ai problemi della gente in maniera astratta e con altre mire rispetto all’aiuto immediato o al problema dell’alienazione prodotta dal lavoro. Poi entra in gioco la chiesa, la quale per ubbidire alle sue norme finisce per dimenticare lo spirito della sua funzione. Interviene anche la burocrazia italiana nella sua funzione di strozzare la vita civile (e i risultati li vediamo bene oggi). L’accusa di Rossellini è comunque prudente e indiretta, la si capisce fra le righe.
In contrasto con le istituzioni e le ideologie c’è il “popolo”, dei personaggi tutto sommati idealizzati e poco approfonditi, fra cui spicca una vivacissima Giulietta Masina. Sono loro la parte “positiva” del film, quelli che rappresentano l’animo umano libero da condizionamenti sociali o politici, la parte vera e genuina della società. Seguendo un po’ la linea dei film di Rossellini, questa parte viene alla fine sconfitta e non viene dato alcun segno di fiducia o speranza, se non la mera esistenza di questa parte nascosta e perdente del vivere civile.