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BLADE RUNNER regia di Ridley Scott

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     10 / 10  14/10/2014 18:37:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
2019: è un futuro in cui l'uomo convive con i replicanti, creature antropomorfe in tutto, eccetto che per la loro incapacità di provare sentimenti e per la durata limitata della loro esistenza. Alcuni di essi sviluppano imprevedibilmente una coscienza tale da renderli pericolosi per la società: la polizia affida a Rick Deckard la difficile, delicata e struggente missione di eliminarli.

"Blade Runner" è un monumento del cinema che merita di stare accanto all'altro inarrivabile Capolavoro ("2001", chiaramente). Due pietre miliari, sublimazione del genere fantascienza.
Se "2001" raccontava un uomo schiacciato dal proprio sapere, che doveva liberarsene per divenire un essere superiore, "Blade Runner" racconta un uomo anonimo, anemico e abulico, che deve superare la minaccia rappresentata dalle sue stesse creazioni per recuperare il sapore della vita. Cammini paralleli: la macchina (un'astronave pensante là, un replicante umanoide qua) sviluppa una coscienza di sé improntata a quella dell'uomo suo creatore, la fa sua e vi si aggrappa, in una disperata ricerca di vita.
Curioso come alla celebrazione del potere scientifico e tecnologico dell'uomo (di cui sono emblema le sue mirabili creazioni) faccia da contrappasso un tragico svilimento della vita dell'uomo stesso. Se nel cielo solcato da futuristici spinner si stagliano architetture titaniche, sulla terra strade squallide si snodano tra androni bui. Dal cielo non si affaccia nessun sole, dalle finestre non trapela nessun focolare: entrambi sacrificati alle luci artificiali di schermi pubblicitari. Nel deserto esistenziale spicca la Tyrell Corporation, la fabbrica degli androidi, ziqqurat eretto dall'uomo alla divinità di sé stesso.

Questa società dell'indistinto si sente minacciata dallo sviluppo delle coscienze. Chi era stato creato come schiavo utile alla causa riscopre un concetto di umanità dimenticato dall'umanità, e desidera appropriarsene in tutti i modi. E come farne una colpa a chi ha sete di vita?
Deckard è il boia designato. Deckard è l'antieroe, un nessuno fra tanti, un brusco ed infelice solitario. Simbolo di un'umanità a cui le cose sfuggono di mano e che non sa porre rimedio all'imprevisto: stando ai fatti, Deckard fallisce la sua missione. Non riesce ad eliminare tutti coloro che doveva eliminare, non salva la vita degli uomini che dovevano essere tutelati. Deckard esce sconfitto dallo scontro con Roy, l'uomo esce sconfitto dal monologo di Roy. L'ultimo ribelle si spegne, è tempo di morire, la vita torna insignificante.

Ridley Scott è un regista polivalente, capace di spaziare in diversi generi con ottimi risultati. Le sue pellicole hanno ottenuto ben 9 Oscar: paradossale che il suo capolavoro di fantascienza non gliene abbia fruttato nemmeno uno. Eppure la qualità e la portata intrinseca di "Blade Runner" ridimensionano il precedente "Alien", che non andava a sviscerare la coscienza e la sensibilità con tanta efficacia. Perché tutto in "Blade Runner" è qualità sopraffina: le intense ed emozionanti interpretazioni degli attori, la ricostruzione delle futuristiche ed angoscianti ambientazioni, la straordinaria e straniante colonna sonora di Vangelis.

E' ormai cosa nota che vi siano numerose versioni di "Blade Runner", con differenze che cambiano completamente il senso dell'intero film . Le variazioni principali riguardano l'aggiunta o il taglio di talune scene, l'aggiunta o il taglio della voce fuori campo e il finale.
In questo senso, il "Final cut" (2007) ha qualcosa in più. Oltre ad un miglioramento qualitativo di immagine e suono, è completo di tutte le scene (vi sono le scene più violente ma anche quelle oniriche) ma non ha la voce fuori campo (che era l'elemento più noir di tutto il film, ma la cui assenza, in un silenzio riempito dalle musiche stupefacenti, aumenta le sensazioni di cupezza e mistero). Il finale, più duro ma "aperto", è uno degli elementi che lascia allo spettatore la libertà di riflettere e di decidere quale sia la chiave di lettura di personaggi ed eventi.

Capolavoro assoluto.