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NASHVILLE regia di Robert Altman

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pier91     9 / 10  04/09/2012 22:39:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I grandi strappi della realtà disanimata non verranno mai ricuciti. Rispondono all'esigenza del disprezzo, l'unica forma di ribellione che conosciamo contro l'assurda contingenza degli eventi. Tutto ciò che accade agli altri riguarda loro soltanto, la disgrazia non lascia spazio né alla pietà meschina né ad un sano sgomento. Di fronte all'inevitabile per eccellenza, la morte, si preferisce inibire qualsiasi emozione. Succede da sempre certo, ma nel mondo unificato dalla radio e dalla televisione l'opportunità di partecipare ad ogni singolo avvenimento ci ha assuefatto e condotto verso un paradossale menefreghismo. Ci si drizza sui gomiti sconvolti di fronte alla cronaca del telegiornale, ma la disgrazia del vicino si consuma nel disinteresse. La condizione dell'umana inadeguatezza e il suo evolversi in indifferenza è ciò che Altman racconta. La fragile Barbara Jean viene uccisa sul palco ma tutti si ricompongono poco dopo sulle note di "It don't worry me". Haven Hamilton ammonisce: "State calmi, qui non siamo a Dallas, siamo a Nashville. Fate vedere di che pasta siamo fatti, non possono fare così qui. Coraggio, cantate!". Nashville, ovvero l'ennesimo paradiso della propaganda. La folla ovina ubbidisce, mentre la bandiera americana sventola sullo sfondo.
"Short cuts" nonostante la sua polifonia mi ha dato un'impressione di uniformità, "Nashville" mi si presenta come un mosaico. L'effetto complessivo è fondamentale, ma le demarcazioni fra i tasselli sono evidenti. Le brevi ma intense focalizzazioni sulle singole storie costituiscono il segno più commovente di un'opera tanto corale da risultare spesso difficile e opprimente. Commuove la vicenda di Mr. Green, colpito dalla morte della moglie. Ed è splendida la scena della canzone "I'm easy", che Tom dedica ad una delle donne presenti, o forse a nessuna. La macchina da presa indecisa salta da un volto femminile all'altro. Sono i due momenti più toccanti del film, quelli in cui la crudele ironia altmaniana ha deciso di trattenersi.