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I CINQUE VOLTI DELL'ASSASSINO regia di John Huston

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     7½ / 10  15/03/2012 21:00:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nell'arco di diversi anni si verifica una serie di decessi, apparentemente privi di ogni collegamento, dovuti a nefaste casualità. Il nesso tra quei nomi, nonché chiave del mistero, potrebbe trovarsi in un documento: una lista (quella citata nel titolo originale) stesa da Adrian Messenger, nipote del nobile marchese Glenyere, che vi ha elencato una dozzina di quei nomi, compreso il proprio.
Adrian chiede all'amico Anthony Getryn, arguto funzionario dell'Intelligence Service ormai in pensione, di trovare quel nesso, per comprendere così l'intento a cui parrebbe mirare un assassino dall'identità misteriosa.

"I cinque volti dell'assassino" è un poliziesco vecchio stampo con la vivacità di un thriller.
E' una tesa girandola di maschere. Il sapiente lavoro di make-up ha un duplice scopo: da una parte è funzionale alla trama poiché è il modo in cui l'assassino cambia identità per ottenere i suoi scopi; dall'altra è un modo giocoso per far avere un piccolo cameo a vari attori di fama mondiale, che lo spettatore si diverte ad indovinare.
E' un film decisamente originale. Stravagante, se vogliamo, nel suo scherzoso carnevale; ma questo non deve ingannare: il lavoro registico, la storia narrata, le brillanti interpretazioni forgiano un thriller di assoluta qualità.
Ottimo lavoro quindi per John Houston, autore di film di grande qualità oltre che di grande fama (titoli come "Il mistero del falco", "Moby Dick" o il conosciutissimo "Fuga per la vittoria"), che anche qui sa dirigere con maestria attori di tutto rispetto. Su tutti, un eccellente Kirk Douglas dal talento multiforme. Il suo personaggio è estremamente intrigante. Mostra un'abilità eccezionale e al contempo una freddezza disumana, tale da permettergli di uscire allo scoperto, non solo mostrando il proprio viso, ma addirittura permettendosi di esporre la propria teorica sul male. Quasi un elogio, velato e compiaciuto, del proprio operato: il male è frutto dell'uomo, di una preordinata volontà, non di pazzia. "E' la scusa che si dà di solito alle forze del male: Hitler era un pazzo, si dice. E può darsi che sia vero. Ma non necessariamente. Il male esiste. Il male c'è".
Da lodare anche il resto del cast. Una nota per sottolineare la bellezza, fine e pulita, di Dana Wynter, da apprezzare soprattutto nella scena, estremamente poetica e maliziosa, del duetto al pianoforte. Tutta un'altra generazione di attrici (mi viene in mente, ad esempio, la splendida Gene Tierney di "Vertigine"). Divertenti, come detto, le comparsate delle altre star.

Piacevole ed esuberante.