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AMERICA OGGI regia di Robert Altman

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  13/08/2006 15:56:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ti viene voglia di non incontrare mai un'americano in vita tua"

Così commento' una spettatrice al sottoscritto, all'uscita del film, delusa proprio dai toni a suo dire "apocalittici" di questo poderoso affresco di Altman.
Poco da dire: nonostante la smisurata durata, il film è una galleria inequivocabile di un'America da conglomerati urbani, solo apparentemente comunitaria, spesso in conflitto con se stessa e con gli spazi che si concede, sullo sfondo dell'inquietudine e del profetismo à la Big Mac (l'annunciato, da tempo, terremoto che dovrebbe invadere Los Angeles).
Per dirla tutta, questa galleria infinita di meschinità e (forse) integralismi rischia piu' volte di precipitare nel manierismo, ma è soprattutto l'abilità tecnica di Altman a fugarlo.
E soprattutto l'ispirazione letteraria, non così evidente, dello stesso autore: sicuramente la citazione di alcuni passi dello storico "cattedrale" di Carver (padre del minimalismo americano) rende il tema ancora piu' appassionante.
La vicenda del bambino investito da un'auto e successivamente ricoverato in ospedale costituisce il perno delle tante "short cuts", reso emblematico dall'ineffabile Lyle Lovett, il cui personaggio del pasticciere folle non verrà dimenticato facilmente.
Nè potrei scordarmi la figura psicolabile di Chris Penn, marito imbelle e frustato, che in un momento di drammatico confronto con la realtà (e la propria e altrui incolumità) arriva a liberare tragicamente la propria rabbia/follia omicida.
O l'altrettanto intrigante personaggio di Kate Ross (singer del leggendario trio vocale Lambert, Hendricks § Ross), madre degenere troppo occupata dalla propria carriera per occuparsi degnamente della figlia depressa (non ho prove che si tratti di una vicenda ispirata dalla vita famigliare della stessa cantante, ma suppongo che esista qualcosa del genere).
Un film che si chiude nella deflagazione, e nel "giudizio universale" delle leggi temporali: proprio come in "Magnolia" come giustamente ha sottolineato qualcuno, fortunatamente senza l'accademismo messianico del pur intrigante Anderson
fra733  06/09/2006 12:17:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Aggiungerei Jack Lemmon, superbo.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/02/2007 00:35:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vero, Lemmon è fantastico... si rischia sempre di dimenticare qualcuno nei film corali