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AMERICAN BEAUTY regia di Sam Mendes

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JOKER1926     6½ / 10  18/12/2010 16:12:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con cinque premi oscar vinti "American Beauty" è divenuto nel corso del tempo un film, cinematograficamente parlando, "prezioso" e metaforico.
Ma a distanza di oltre un decennio forse è opportuno scorticare la corteccia fastosa e di blasone che avvolge questa pellicola di Mendes.
Prima di tutto, comunque, vanno riconosciuti svariati meriti alla regia per aver confezionato un film davvero poco ordinario che bene o male un certo effetto fa, in tutto ciò grandi meriti al lavoro musicale che incide dannatamente, dalla prima scena, fino alla fine.
Le problematiche e i nei in "American Beauty" iniziano a prender forma dalla sceneggiatura.
E paradossalmente è proprio la sceneggiatura che ha mandato in farneticazione la massa, praticamente la storia, le dinamiche e i personaggi dal pubblico medio sono stati apprezzati in modo altamente robusto.

Ma esaminiamo la cosa con calma…

"American Beauty" anzitutto ha un grosso difetto, il discorso potrebbe esser persino soggettivo, quello di non incarnare mai, in modo concreto, un genere.
Dunque si sbalza frequentemente fra il drammatico alla commedia, passando (addirittura) in alcuni momenti al thriller, il tutto intriso in un alone semiserio con pillole di ironia nera e di integrale delirio.
Da ciò emerge una pellicola confusa e lunatica che non riesce a farsi prender sul serio, e quando la regia forza con la drammaticità il tutto scade in un presunto e giustificato clima parodistico.
Proseguendo il discorso circa la sceneggiatura da criticare perennemente una anomala e azzardata caratterizzazione psicologica dei vari personaggi, insomma tutti forzati ed enfatizzati, quelli, come il ragazzo della figlia di Lester, un po' più "reali" sono intrappolati su un improbabile sfondo di ermetismo e chiusura mentale.

"American Beauty" invece, sul piano tecnico, riscontra le maggiori positività con una buona regia, con delle buone sequenze raffinate e colorate (con il rosso in pole position); scene che allegate a delle buone musiche ridestano il consenso dello spettatore.

Metafora, denuncia e paradosso
Sono tre cose che condizionano il film di Mendes, è facile percepire per accentuati sprazzi la vena ironica e dissacrante che avvolge "American Beauty", il messaggio è chiaro, il sistema, la società, la famiglia occidentale è derisa nel suo falso perfezionismo, nella sua sfacciata retorica; sequenze come quella dei gay, rappresentano a grossa voce allegorie, metafore circa il comportamento e l'ipocrisia americana affossata nel perbenismo, allo stesso tempo il tutto cade in questioni spiccatamente paradossali.
La denuncia non manca è si carpisce in diverse episodi, tirati in ballo, in modo non diretto, problemi (grossi) come la pedofilia, passando per la droga.

Questo mosaico pseudo sociale, politico è colmo, a giudizio Personale, di una demagogia tremenda e di un'astuzia rilevante, che porta il film a sfalsare il fantomatico galateo comportamentale screditando persino la famiglia.
Famiglia ed affetti poi tirati in ballo, in modo commovente nel finale, mica ingenuo il regista; pellicola che fa un grosso giro di aneddoti e paroloni, pellicola che alza una nebbia fitta di presunte denuncie facendosi forza su concetti particolari ed astrusi circa la bellezza (guarda da vicino), il senso della vita, tutto abbozzato, tutto ambiguo, interpretazioni al pubblico. Regia furba, ma anche questo, nel mondo del Cinema vale.