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THE OTHERS regia di Alejandro Amenabar

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Godbluff2     8 / 10  07/06/2022 23:18:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Probabilmente è "la" ghost-story cinematografica dei primi due decenni del XXI secolo. Amenabar scrive e dirige muovendosi con abilità in un territorio sospeso tra Henry James e Shyamalan, dal primo recuperando soprattutto la centralità assoluta della magione e dal secondo l'abilità nel "colpo di mano" con il ribaltamento di prospettiva finale, trasformando questi spunti in una scrittura e in uno stile con idee proprie e personali, dando al suo film un'identità forte, memorabile e che tra l'altro ha il grosso merito di rendere molto divertente, nel senso di piacevole, anche una seconda visione, cosa non scontata in questo tipo di film.
Amenabar costruisce la sua storia legandola indissolubilmente attorno alla Casa, che è il personaggio protagonista del film a tutti gli effetti, tanto scenograficamente che narrativamente anche perché nella casa i due aspetti confluiscono l'uno nell'altro senza linee di demarcazione. La scenografia come parte fondamentale per l'evoluzione degli eventi, per la costruzione dell'atmosfera, per la caratterizzazione dei personaggi, serve per circondare, inquietante e protettiva, il centro di una scrittura solida ed efficace, esaltata e in parte resa possibile dalla Magione-Attrice (al contrario ad esempio di un "Crimson Peak" di Del Toro, dove è letteralmente la scenografia, lo stile visivo, a raccontare una storia che invece è debole a livello di sceneggiatura e racconto).
La casa come simbolo di appartenenza, di possesso, custode di legami destinati ad essere incancellabili nel tempo, sospesi; ma anche dimora di oscurità, buia, angosciante, oppressiva, un contenitore di dolore e misteri che paiono insondabili.
In questo ambiente, splendidamente fotografato da Javier Aguirresarobe, si muovono i personaggi, capitanati da una bravissima Nicole Kidman.
La costante penombra nella quale veniamo immersi per la maggior parte del film, ogni piccolo suono e scricchiolio, ogni angolazione di ripresa con la quale Amenabar sfrutta in tutti i modi possibili ogni spazio della vecchia dimora contribuiscono a creare un'atmosfera avvolgente e la narrazione è un crescendo appassionante gestito molto bene, fino al drammatico climax risolutivo e al bellissimo finale, dopo aver sparso indizi e intuizioni per tutto il film (e per tutta la casa).
Ci sono molti momenti riusciti, cito la sequenza


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Amenabar (che compone anche le musiche, come un novello John Carpenter) dirige un ottimo film sotto tutti i punti di vista, registico, visivo, narrativo, un gioiello del thriller/horror drammatico che ha meritato di imporsi come classico degli anni '00. Ha fatto non poca scuola, e non mi stupisce. Molto bello.