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NOTTI SELVAGGE regia di Cyril Collard

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  14/03/2007 21:34:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo ridotti a questo: si continua a morire di Aids, ma non fa piu' testo... come una "sporca moda" che ha influenzato negativamente la sessualità e le fobie umane negli anni Ottanta e (in parte) Novanta - perchè piu' di tutt'altro le relazioni tra persone hanno subito un clamoroso arresto una sorta di paura incontrollata dell'"altro" - è anacronistico, e sintomatico di quanto il mondo si stia svuotando di ogni cosa, al punto che una malattia terribile provoca oggi piu' sbadigli che angoscia...

"Notti selvagge" è un film determinante, cruciale: imperfetto, ma fondamentale. Collard racconta se stesso e l'errore che principalmente commette (ma non avverso al compiacimento di sè) è di raccontarsi attraverso Jean, di innescare uno script, insomma di "filmare" la realtà ma manipolarla al servizio del grande schermo, senza il contatto (ehm) diretto di Derek Jarman nel suo inquietante, angosciante, per certi versi inguardabile "Blue".
Si avvale di una fotografia straordinaria, filmando alla Techinè una storia che non è certo l'emblema del buonismo, per fortuna: tutto è radiografato nell'immagine di Collard e del suo personaggio (?), della sua bisessualità, dell'incontro con un giovane skinhead dalle forti contraddizioni sessuali (ora amante, ora amico, ora sadomaso-fetish, ora ideologicamente vicino a una corrente e a un'altra).
Il film non concede attenuanti, nè banalizza alcunchè: il sesso spesso duro e crudo è raccontato come una sorta di sfogo emozionale, come una sorta di frustazione individuale, con l'obiettivo di sconfinare nell'oggettività soggettiva dei personaggi.
Molto interessante la descrizione degli ambienti gay skinhead (fenomeno diffuso in Francia ma anche Irlanda e Belgio) che fanno dell'attitudine sessuale una "militanza" con tanto di uniform(e).
Meno persuasivo il personaggio di Laura, classica femme à trois (ce ne sono molte piu' di quanto si creda) che ama essere "rassicurata" in una giostra di tradimenti dove non prevalga la rivalità femminile (e infatti non c'è una seconda donna).
Francamente il suo personaggio fatica a farsi amare, e l'attrice principale (Corinne Blue?), con la sua impertinente fragilità, è - diciamolo - piuttosto insopportabile.
Un film comunque che lascia qualche segno "dentro" ("menti molto spesso?" - " rendo la vita tollerabile") e dove traspare una sorta di fuga fatale anche dalla circostanza della vita e della morte, essendo già chiaro - dal battuage pubblicitario che ne è stato fatto - come si evolverà quel finale.
Che ci risparmia, vivaddio, flebocrisi e piagnistei per le masse