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SINBAD: LA LEGGENDA DEI SETTE MARI regia di Patrick Gilmore, Tim Johnson

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Dom Cobb     6½ / 10  26/02/2015 20:10:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sinbad, il leggendario pirata dei sette mari, viene ingiustamente accusato di aver rubato il Libro della Pace, che protegge Siracusa e le dodici città da ogni sciagura; condannato a morte, gli viene tuttavia offerta l'occasione di discolparsi andando a recuperare il libro dalla dea Eris, vera autrice del furto. Se non ritornerà entro dieci giorni, sarà il suo migliore amico, nonché principe di Siracusa, Proteo a pagarne il prezzo...
Una cosa strana che può accadere durante la visione di un film è trovarlo godibile senza tuttavia essere consapevole della ragione, e a dispetto di alcuni aspetti sia a livello di storia che a livello tecnico, non proprio convincenti. E' questo l'elemento che più caratterizza questo Sinbad, che risulterà essere un fiasco colossale al botteghino e, di fatto, l'ultimo film di animazione a mano prodotto dalla Dreamworks.
Chiariamo subito che, parlando da spettatore del tutto digiuno della leggenda del famoso pirata che più volte è passato in sordina sul grande schermo, questo film è tutt'altro che perfetto; a ben guardare, forse i difetti che emergono durante la visione sono un po' troppi, ma allo stesso tempo non nego che il tasso di gradimento non fosse proprio basso e che l'intrattenimento, per quanto rozzo e privo di qualsiasi ambizione, ci sta tutto.
Per quanto riguarda l'animazione, si vede che qui, forse memore del successo poco esaltante del precedente Spirit, il team creativo abbia deciso di giocare un po' al risparmio: nonostante delle idee visive accattivanti e uno stile che è una vera gioia per gli occhi,


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non c'è mai un momento che possa definirsi veramente spettacolare, che si tratti dell'attraversamento di letali rapide infestate da sirene o della fuga da un gigantesco mostro marino. Inoltre, l'integrazione fra creature digitali con le animazioni tradizionali appare non così perfetto come al solito in qualche inquadratura.


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Ma sono difetti sui quali si può sorvolare, perché i veri elementi di contrasto sorgono tutti a livello della storia e dei personaggi: non posso dire se il film renda giustizia alla figura di Sinbad come essa viene raffigurata dal tempo in cui venne creata, dato che del personaggio e delle sue avventure so meno di niente. Quello che so, è che qui viene imbastito uno spettacolo tutto sommato molto, forse troppo, vecchia scuola, in cui i personaggi e i loro rapporti vengono rapidamente introdotti con una o due battute di dialogo, e le loro personalità sviluppate in modo molto convenzionale;


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ma, a merito del film, sembra che i registi Tim Johnson e Patrick Gilmore e lo sceneggiatore John Logan (Skyfall, Il Gladiatore) ne siano consapevoli e tentino di dimostrarlo con un approccio umoristico che a volte si avvicina all'auto-parodia. Il risultato è una storia che si evolve in maniera sorprendentemente diretta, senza fronzoli o complicazioni eccessive, con una semplicità che sfiora a tratti la banalità; e anche se ciò garantisce un'ora e un quarto che vola come una freccia, allo stesso tempo lascia lievemente insoddisfatti per tutti gli sviluppi che vengono sfruttati solo fino a un certo punto,


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specialmente considerando che talvolta lo stesso impianto umoristico risulta controproducente quando ci si deve concentrare sui momenti più seri. Di conseguenza, il coinvolgimento emotivo non è mai veramente alto e l'intera vicenda passa davanti agli occhi con una certa, divertita indifferenza.
In ogni caso, è ammirevole il modo in cui tutta la storia è costruita in modo da (provare a) creare una specie di arco narrativo per il protagonista: non capita spesso di vedere un film di avventura, tra l'altro prodotto da una major di Hollywood, in cui un gran finale d'azione viene messo da parte per uno più in piccolo e intimista, così da poter andare fino in fondo con la storia del protagonista. In un modo che continua ad essere superficiale, ma che comunque si fa notare.


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E ciò non toglie che i personaggi in sé funzionino nel loro essere consapevoli stereotipi, merito anche di un solido doppiaggio che conta, nella versione nostrana, un Pino Insegno che sembra divertirsi un mondo a dare la voce a un cartone. L'unica eccezione positiva è rappresentata da Eris, grandioso esempio di cattiva, animata divinamente e in costante vantaggio rispetto ai buoni, dotata di un graffiante senso dell'umorismo e viscida manipolatrice: è solo merito suo se l'intera pellicola viene proiettata a un livello più alto di intrattenimento.
Inoltre, anche il pimpante senso di avventura che è, alla fine, il cuore pulsante della pellicola funziona a dovere, grazie a dinamiche scene d'azione, una buona colonna sonora e animazioni di qualità comunque più che accettabile.
Niente di trascendentale, ma in ogni caso godibile; chissà se sarebbe uscito di meglio se si fosse optato per un lungometraggio in live-action...