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YOUNG THUGS: INNOCENT BLOOD regia di Takashi Miike

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elio91     7½ / 10  03/05/2011 19:46:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bello,quando Miike parla con l'anima (e si vede) in maniera autobiografica di sensazioni quali la nostalgia e l'adolescenza è sempre un piacere da guardare.
Young thugs,secondo film di una trilogia non iniziata da Miike ma continuata e conclusa da lui,parla di un gruppo di ragazzi ormai non più tali che devono decidersi a trovare uno scopo nella vita e a diventare adulti. La tragedia farà da tramite a questo passaggio,con il solito senso di presentimento tipico di molti film del regista giapponese in cui una tragedia o una perdita sta per avvenire,e si sa che non mancherà molto affinché ciò avvenga grazie ai vari segnali che ci vengono lanciati.
Nonostante ciò Young thugs rimane un tipo di cinema a suo modo violento anche se non con la solita crudezza miikiana (per chi è abituato).
La violenza dei ragazzi è qualcosa di simile ad un gioco in cui la morte non fa capolino,per quanto possano far male ed essere pericolosi coltelli e pugni che volano senza pietà. Questa concezione dell'adolescenza/incoscienza/innocenza va a contrapporsi con i personaggi adulti di altri film di Miike,pieni di peccato e tutt'altro che puri. E con gli stessi protagonisti di questo film. è loro quel sangue innocente del titolo.

Nel finale c'è lo spazio per la riflessione: dal momento che per Miike questi ragazzi sembrano essere finalmente passati alla consapevolezza degli adulti,il fatto che alcuni di loro (Riichi) continuino con i loro gesti sconsiderati può voler dire che stavolta non avranno alcuna "aurea" protettiva di innocenza a proteggerli e salvarli? La rissa,questa volta,potrà essergli fatale? La nostalgia in tal senso si accentua ancora di più,e questo diventa più di un film sempliciotto di divertimento e cazzeggiamenti vari,o storie d'amore tormentate: è davvero una gran bella riflessione sulla gioventù. Che abbia qualche pecca in qualche personaggio di contorno non proprio interessante poco importa alla fine.

Non c'è alcuna forma di patetismo o di scontatezza,al suo ventesimo film che guardo Miike è ancora capace di sorprendermi (era da un bel pò che non mi piaceva tanto un suo film) e se bisogna consigliare un suo lavoro tra i "minori",questo è da vedere senza dubbio.