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IL PIANETA DELLE SCIMMIE regia di Tim Burton

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     5 / 10  13/08/2014 15:14:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esattamente come nel nobile predecessore del 1968, "Il pianeta delle scimmie" di Tim Burton inizia con un astronauta precipitato su un pianeta in cui gli uomini vivono soggiogati dai primati.
E poi si perde.
Si perde il film, più che l'astronauta.

Burton poteva beneficiare di oltre trent'anni di progressi di tecnica per rendere "Il pianeta delle scimmie" un colossal. Poteva ricalcarne l'intensità: perfezionando gli effetti speciali, rendendo ancora più impressionanti i trucchi, riproponendo le tematiche dell'originale (oggi ancor più attuali di allora), aggiungendo verve e lavorando sulla componente "fanta-horror".

Le migliorie apportate, invece, si limitano solamente all'estetica e alla colonna sonora.
Il solco tracciato da Burton è conseguenza di un netto cambio di registro tematico. Il protagonista umano (uno scarso Wahlberg) non ha un briciolo di quella intensità emotiva e di quella forza psicologica che trasudava dal personaggio di Charlton Heston: l'astronauta perde quella denotazione di metafora del genere umano spaesato e perduto, per diventare un eroe interstellare all'americana come tanti altri. Le controversie verbali e le riflessioni esistenziali cedono il campo a scontri fisici che non coinvolgono e non stupiscono.

Uno spreco pazzesco, un potenziale buttato all'aria. L'abilità di Burton è mero esercizio di stile se non comunica niente, men che meno se finisce per svilire un film ricco, complesso e di qualità come era l'originale.