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STRANGE CIRCUS regia di Sion Sono

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  18/03/2010 16:36:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sospeso tra realtà e sogno il diabolico gioco di Sion Sono si dipana in un racconto che scompagina a più riprese la nostra percezione,non è concesso arrivare ad una soluzione certa,quando questa pare giungere su un piatto d’argento ecco l’inaspettata sequenza che scombina con crudeltà le nostre sicurezze.
“Strange Circus” è un film che tocca argomenti tremendamente delicati con grande finezza,non vi è volontà di turbare senza ragione,ma semplicemente di rappresentare gli sconvolgimenti causati da una ripetuta serie di abusi su una ragazzina dodicenne da parte del padre,un mostro che nel finale verrà ridotto al suo vero aspetto,quello più vomitevole e raccapricciante, nascosto a lungo sotto i panni integerrimi del direttore di una scuola media.
Nessuna immagine è morbosamente spiattellata,Sion Sono non scade mai nella volgarità più becera e non osa mostrare ciò che non si dovrebbe e vorrebbe vedere.Non accomuna in modo brutale la nostra esperienza con quella della protagonista,prigioniera in una custodia di violoncello e costretta a violenze e ad un voyeurismo coercitivo.Il regista ci risparmia i particolari atroci, pur facendoci comprendere tramite misurati sotterfugi la tragica dimensione in cui precipita la giovane Mitsuko,in seguito vessata anche da una madre gelosa e tremendamente debole,interpretata da una Masumi Miyazaki in forma smagliante.
Sono si attiene ad un rigore logico personale,mostra quanto sia semplice(almeno per lui) riscrivere i personaggi ed i ruoli che essi rivestono all’interno di una storia,evidenzia come questi possano rivivere attraverso il ricordo o una malsana follia e di come nella sua originalità narrativa tutto possa tornare in una rappresentazione infinita.
Più semplicemente il tema trattato è quello del degrado famigliare ,già proposto in parecchie pellicole provenienti dal Giappone come “Nobody Knows” o “Visitor Q”,cambiano gli approcci ma fondamentalmente rimane l’impressione di un problema che colpisce la sensibilità di molti autori nipponici.
Notevole la regia,in equilibrio tra staticità e accelerazioni sincopate,miscelate a scenografie molto particolari,contraddistinte da colori accesi,spesso poi stemperati in tinte pallide e algide.
Ci si affida ad immagini magnetiche,quasi barocche,realmente ridondanti (in positivo) durante le sequenze collocate nel circo dei freak,ai quali è dato compito di aprire e chiudere una visione su un mondo terrificante filtrato attraverso un’estetica suadente, comunque inadatta a sconfiggere il male.