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LE VITE DEGLI ALTRI regia di Florian Henckel von Donnersmarck

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Federico     9½ / 10  22/07/2010 10:14:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

Ho visto questo film solo ieri nonostante i molti giudizi positivi ricevuti da ogni parte. Forse non mi sentivo pronto per un film che trattava certe tematiche.
Le grandi aspettative che avevo sono state addirittura superate per cui il consiglio a chi non lo avesse ancora visto è: procurati il film, indossa le cuffie e.. mettiti in ascolto!

Nel seguito del commento ci sono vari spoiler per cui eviti di leggere chi non ha visto il film.


Il capitano Wiesler è un fedelissimo del regime, un vero integralista (“cominciamo a comportarci da buoni socialisti” quando Grubiz gli chiese come mai non si sedevano a pranzo nel tavolo dirigenti).
Wiesler è un buono? E’ una persona che il regime ha reso miope e che si ritrova, spiando altre persone a mettere in confronto le proprie esistenze. Cosa ci regala il regime? Una vita come la sua, completamente vuota, oppure come quella di Grubiz il cui unico scopo e accontentare il ministro al fine di ottenere vantaggi per la propria carriera oppure come quella del ministro stesso, corrotto ma che il film ci mostra come uomo infelice in quanto vittima di un amore non ricambiato e comunque incapace di avere ideali di vita al di fuori del regime stesso (“..di cosa scrivere nella Germania Federale.. non c’è più fede politica, niente cui ci si possa ribellare.. com’era bella la nostra DDR”).

E’ un film di grande umanità, i dialoghi sono eccellenti e non concordo con chi ritiene che la prima parte sia lenta.. in realtà nulla è lasciato al caso e ogni singolo dialogo ci aiuta a capire qualcosa della storia…

Molta bella la scena dell’interrogatorio in cui Wiesler chiede a Christa-Maria di collaborare per il suo bene e di pensare al suo pubblico (frase che fa ridere Grubiz)… e la mente corre al precedente incontro tra i due in cui lui dichiara di essere “il suo pubblico”.

Wiesler riuscirà a salvare Dreyman ma non Corista-Maria e sarà lui, fatalmente, la causa indiretta e involontaria della sua morte (quel maledetto telefono riattaccato nella telefonata al varco di frontiera…).