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LE VITE DEGLI ALTRI regia di Florian Henckel von Donnersmarck

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ds1hm     6½ / 10  22/04/2008 18:36:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel cinema l’osservare chi a sua volta osserva, chi scruta o spia gli altri è potenzialmente fonte di grande ispirazione per qualsiasi sceneggiatura. Seguire quel percorso di conoscenza del proprio intimo attraverso la conoscenza dell’intimità degli altri è da sempre seguito e non solo nel cinema dal rovesciare spesso anche su se stessi le conseguenze di quell’eterna bivalenza e convivenza del proprio essere diabolico ed innocente, vittima e carnefice.
Il film si sviluppa intorno a questo tema psichico dominante ma risulta povero, troppo poco ci è dato circa il trauma doloroso del protagonista, perché solo un trauma può condurre un tanto devoto interprete della spia a tradire i propri ideali, troppo scontata la rappresentazione della sua solitudine, troppo meschino il suo deserto sentimentale, e troppo misero appare lo scritto sovversivo dell’intellettuale di regime che si limita al banale tema dei suicidi ignorati dalle statistiche e per ben due volte, le sole due volte, vengono ascoltate le stesse identiche frasi estrapolate dall’articolo pubblicato.
E poi odio le scritte 4 anni dopo, 2 anni dopo. Si frantuma nel cinema quel continuo che lo spettatore tesse con il film. Il film perde anima, diventa solo immagine, diventa miseramente solo un film.
E’ un film tedesco ma sa tanto di cinema statunitense, ossessionato dalla ricerca di una fine, ma il cinema migliore è quello del sospendere. Bella la fotografia che cerca di trasmettere sospetto, odio.