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MORTE A 33 GIRI regia di Charles Martin Smith

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Spotify     6½ / 10  20/02/2018 05:08:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film cult degli anni 80 che tratta, in maniera sarcastica, il tema della musica heavy metal e il proprio impatto, ritenuto negativo, sui giovani dell'epoca. Per i tempi, un argomento del genere aveva una certa originalità, ma, l'obiettivo principale del regista, era quello di sfatare i luoghi comuni che si erano creati attorno al metal.
E infatti, Martin Smith gioca con tutti gli stereotipi che caratterizzavano il metallo pesante: messaggi subliminali, l'immagine maledetta e trasgressiva del musicista rock, l'occulto e i giovani ribelli. Il regista prende tutti questi argomenti e li amalgama in una cornice assolutamente auto-ironica e piena di citazioni a numerose band, al tempo sulla cresta dell'onda.
La trama è ambientata in una piccola città americana e vede protagonista Ragman, un giovane sfigato con la passione per la musica heavy metal. A scuola è costantemente preso di mira dai bulli e l'unica cosa che impedisce al ragazzo di "farla finita", è il suo idolo "Sammi Curr", musicista metal dai comportamenti oltraggiosi e ritenuto esempio negativo per i giovani. Un giorno, Curr muore. Ragman, disperato per il decesso del suo mito, riesce ad entrare in possesso dell'unica copia esistente dell'ultimo disco inciso da Curr prima di morire. Il ragazzino, una volta a casa, mette su il vinile ma si accorge che, facendo girare il disco al contrario, sono presenti dei messaggi di Curr, il quale incita Ragman a vendicarsi di tutte le angherie subite a scuola. Il giovane, spinto dal fantasma del musicista, inizia a prendersi qualche rivincita sui bulli, poi però, la situazione sfugge di mano con Curr che ritornerà dall'aldilà, sotto forma di demone, e comincerà a mietere vittime tra i ragazzi della scuola. Toccherà proprio a Ragman fermarlo.
Smith gira una pellicola molto leggera, non stiamo parlando affatto di un horror ma di una fanta-comedy a tinte metallare. Con questo, e con quanto evidenziato prima, il regista ha voluto mostrare quanto in realtà siano sciocche le critiche alla musica rock/metal e di come la tematica debba essere affrontata con più leggerezza possibile. Chi apprezza questa musica, la ascolti, chi non l'apprezza, non l'ascolti, tutto qui. Tale è il messaggio che il director vuole lasciar trasparire. Da notare poi in tutto ciò, la palese auto-ironia nella scena che vede Ozzy Osbourne nelle vesti di un prete, il quale parla in tv dei contenuti negativi della musica rock.
La caratterizzazione dei personaggi è discreta. Ragman ad esempio è ben delineato, ovvero è il classico sfigato di turno che per fuggire dalla dura realtà che lo circonda, si cimenta nell'ascolto di una musica potente ed aggressiva come l'heavy metal. Smith non crea certo uno di quei personaggi cult degli anni 80, ma senza dubbio Ragman è un soggetto simpatico.
Il ritmo della pellicola è buono, ci sono si, diversi episodi di ridondanza, ma alla fine non ci si annoia.
Non male neanche gli effetti speciali, più che credibili, visto anche il budget ridotto.
Il finale è prevedibilissimo, però, almeno per me, non è stato al di sotto delle aspettative.
Fotografia e scenografia sono discrete, abbastanza cupe entrambe, volte a richiamare lo stile dark del metal.
Il cast vede protagonisti attori, all'epoca, giovanissimi. Tutti fanno quello che possono. L'interprete principale, Marc Price, è senza ombra di dubbio un tipo divertente, riesce a farsi valere. Da segnalare la presenza, oltre che del già citato Ozzy Osbourne, anche di Gene Simmons, bassista dei Kiss.
La colonna sonora è uno dei pezzi forti. E' composta dai Fastway e risulta perfetta per un film del genere. Un soundtrack molto rock ma non troppo duro.
La sceneggiatura è fin troppo lineare, tutto si sviluppa nella maniera più prevedibile possibile. Oltrettutto, tante sono le situazioni di ripetitività. Tuttavia, non ci sono grosse falle, il che almeno, in parte salva l'operato di Murphey e Soisson.
Tra i lati davvero negativi, ho visto il personaggio di Sammi Curr davvero insulso. E' la classica rockstar stereotipata a più non posso: trasgressiva, provocatrice e che una volta morta, torna dal mondo dei morti sotto forma di demone vendicatore. Io sinceramente non sono rimasto colpito da questo, anzi, ho spesso trovato la presenza di Curr molto ingobrante.

Conclusione: è un film che spruzza anni 80 da tutti i pori. In fin dei conti non è male, è una gran fesseria, su questo non ci piove, però lo spettatore ci si può divertire. Ovviamente è consigliato soprattutto ai fan del metal (come il sottoscritto) e degli eighties, ma anche chi non è amante di queste due cose, può comunque mettere su questa pellicola e farsi un'ora e mezza a cervello spento.