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L'AMORE TRADOTTO regia di Sofia Coppola

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Invia una mail all'autore del commento Iovink     8 / 10  27/06/2006 23:49:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Arduo è il tentativo di esprimere una valutazione definitiva sulla regia di Sofia Coppola. Come già per il precedente "Il giardino delle Vergini suicide", si resta senza dubbio affascinati dal tentativo (pienamente riuscito) della figlia d' artedi ricavare uno sviluppo univoco ed organico da un racconto costruito essenzialmente su una serie di "frammenti" (o meglio, situazioni frammentarie) di per sè già autoconclusivi.
Lo scopo, in tali casi, è sempre quello di evitare di trovarsi al cospetto di un prodotto poco omogeneo (se non poco scorrevole, con il conseguente rischio di alimentare nello spettatore la sensazione di trovarsi al cospetto di un lavoro inutilmente sofisticato e, di conseguenza, poco appetibile.
L' errore è qui abilmente evitato. La scelta di ambientare la vicenda in Giappone risulta essere particolarmente felice all' uopo; un paese al culmine della modernità e della tecnologia, ma, nonostante ciò, desideroso di alimentare vicende fin troppo umane e "reali". Ed è proprio il termine "reale" che occorre tenere presente, per calarsi a pieno nella storia dei due protagonisti. Questa non è una fiaba; non ci sono "principi azzurri" e fanciulle indifese da salvare. La ricchezza è presente, ma si limita a restare sullo sfondo, quasi timorosa di intromettersi nell' intesa silenziosa e delicata di Bob e Charlotte. Già, proprio loro; due mondi diametralmente opposti, desiderosi a tutti i costi di incrociarsi, per superare una assurda barriera di finzione e lustrini (lui) e una già effimera dimensione coniugale (lei). Il risultato è forse la prima vera (nel senso, appunto, di reale) storia d' amore metropolitana del cinema. Un uomo e una donna non certo nelle condizioni di cambiare vita (come potrebbero?), ma decisi a cogliere fino in fondo questo anelito di vita che il destino (forse il karma?) ha offerto loro.
Dicevo poc' anzi dei "frammenti" che caratterizzano la vicenda e che Sofia Coppola modella e ordina insieme abilmente; Bob intento a bere un whisky; Charlotte pensosa che osserva il generoso panorama del grattacielo dell' albergo; un tempio buddista; la sala d' aspetto di un ospedale; dialoghi incomprensibili con gente sconosciuta....... Una infinità di materiale in grado di ammaliare chiunque sia alla ricerca di una vicenda amorosa lontana dagli stereotipi del genere, senza per questo farlo sentire, a sua volta, "lost" nella complessa quotidianità dei protagonisti.
Superlativo Murray (quanti attori sono in grado di proporre una esecuzione credibile di "More than this" ?); splendida, ma è fin troppo banale sottolinearlo, Scarlett Johansson, appena riemersa dalla dalla dimensione "iconografica" del suo precedente film e ormai consacrata a nuova diva di Hollywood.