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L'AMORE TRADOTTO regia di Sofia Coppola

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kafka62     7 / 10  25/02/2018 18:20:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un Giappone sempre più lontano dalla tradizione (nonostante sia ancora possibile passeggiare in un tempio buddista o ammirare una artista che compone ikebana), e freneticamente alla rincorsa di uno stile di vita occidentale talmente stereotipato e artefatto (luci al neon, karaoke, show televisivi e videogames) da risultare inevitabilmente kitsch, fa da sfondo a una delicata e platonica storia d'amore che per pudore, riservatezza ed elusività ricorda un po' quella, anch'essa ambientata in Estremo Oriente, di "In the mood for love" di Wong Kar-Wai. Dunque, Bill Murray e Scarlett Johansson, entrambi alloggiati in un lussuoso albergo di Tokio (lui per lavoro, lei in vacanza al seguito di un marito fotografo che la lascia quasi sempre sola), si incontrano per caso al bar, fanno amicizia e, complice lo spaesamento che ingigantisce le piccole crepe presenti nelle loro vite apparentemente serene (lui è un attore di successo, lei è sposata da appena due anni), uniscono le loro reciproche solitudini per riempire le interminabili e insonni notti nipponiche. Va da sé che al termine del film ognuno proseguirà per la sua strada, senza che l'amore segretamente sorto tra i due sia stato consumato, e solo un casto bacio a lungo procrastinato e alcune parole sussurrate nell'orecchio del partner (e inascoltabili dallo spettatore) suggellano questo "breve incontro" in versione giapponese.
Sofia Coppola, al suo secondo film, è una regista colta, sensibile e garbata. Il suo film è praticamente perfetto nel creare una atmosfera di malinconia soffusa, di sentimenti inespressi e di umorismo sottile (sì, perché – nonostante quello che si può pensare – si sorride spesso in "Lost in translation", grazie alla sorniona ironia di Bill Murray alle prese con un mondo che gli è completamente estraneo e incomprensibile), mentre lo straniante skyline di Tokio (che vediamo ininterrottamente dalle vetrate dell'hotel) e la bella prova degli interpreti fanno il resto, permettendo così di realizzare un risultato cinematografico sorprendentemente intelligente, originale e sincero.