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LOLITA regia di Stanley Kubrick

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  12/06/2008 01:41:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film che sprigiona una forte e avvolgente sensualità, pur non contenendo scene esplicite: a partire dall'incipit che ritrae il piede di Sue Lyon, passando per quell'indimenticabile immagine di quest'ultima in bikini stesa nel giardino di casa sua, fino alle ammiccanti sequenze di coppia vagamente allusive, "Lolita" ammalia lo spettatore mantenendolo in una sorta di "limbo erotico".
In questa atmosfera di ambiguità, Kubrick segue e descrive, secondo una struttura narrativa che ricorda molto quella di "Viale del Tramonto" -peraltro, anche il prologo in forma di epilogo anticipato richiama il capolavoro di Wilder, l'evolversi della "malsana" passione di un professore universitario (Humbert) che, malgrado la sua maturità e la sua cultura, si scoprirà letteralmente soggiogato dal fascino acerbo di una ninfetta. Egli, come spiega nel suo diario, è irresisistibilmente attratto da quel connubio fatale di puerilità e volgarità che connota la personalità e il modo di atteggiarsi di Lolita. L’uomo è disposto a tutto pur di starle vicino, giungendo anche a sposarne la madre: donna gretta, provinciale e oppressiva, di cui riuscirà a liberarsi in virtù di un evento accidentale. Questi, finalmente solo con la ragazza e sempre più ossessionato da lei, cercherà di preservarla dai contatti esterni con l’altro sesso ponendo il veto su qualsiasi attività e forma di svago extrascolastici. Ma il suo proponimento verrà vanificato dalla impossibilità di rendere Lolita una “reclusa” lontana dalla concupiscenza altrui: ella riuscirà ad eludere la sorveglianza opprimente del patrigno ed a organizzare i convegni amorosi con il suo amante, un libertino ed estroso commediografo interpretato dall’istrionico e versatile Peter Sellers (spassosissimo quel momento da commedia in cui si finge un dottore tedesco). Humbert, dunque, se da un lato si presenta inerme ed annichilito dall’attrazione per Lolita, dall’altro non farà che atteggiarsi da despota per imporre alla ragazza il suo desiderio, vedendo in lei nient’altro che un oggetto da conquistare e serbare esclusivamente per sé. Ella come la madre, resa mero strumento piegato alla finalità perseguita da Humbert, incarna la figura della femmina “ostaggio” dei desideri dell’uomo, pronto a “sacrificarne” la vita pur di appagare le proprie perversioni. L’uomo, sia esso un colto professore o un’artista, è disposto a ricorrere a qualsiasi mezzo e a qualsiasi espediente al fine di assicurarsi l’oggetto della propria ossessione. Ma proprio questa ossessione, attesa l’impossibilità rendere la donna schiava del propria volontà, determinerà la rovina di che ne è preda. In questo senso, il finale/inizio si rivelerà amaramente esplicativo.
“Lolita” può essere definita una fascinosa e ardita (considerata l’epoca) commedia noir, in cui viene trattato l’argomento scabroso della perversione e della pedofilia con estrema eleganza e con una sorprendente leggerezza, come dimostrano alcuni momenti quasi farseschi.