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STILL LIFE regia di Jia Zhang-Ke

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  23/08/2007 01:01:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sullo sfondo di un'evento reale (Il mastodontico progetto Tre Gole, una diga di 180 m. di altezza e 2500 di larghezza che dovrebbe essere finita nel 2009 e che ha costretto migliaia di cinesi ad evacuare dai loro villaggi) Zhangke racconta due diverse vicende, immettendo a un cinema di stampo prevalentemente documentaristico un soggetto, anzi due, di un certo taglio narrativo.
"Still life" (cfr. Nature morte) è un film pregevole anche per queste ragioni.
Non mi ha spaventato la lentezza del film, anche se a volte l'ho trovato frammentario, e a tratti discutibile quando, nella seconda parte soprattutto, prevale proprio lo stile del documentario che finisce, inutile negarlo, per assurgere a manifesto più ideologico che ecologista.

E' un peccato, perchè questo film contiene sequenze di inaudita bellezza, è girato splendidamente, fotografato anche meglio, ed è abilissimo a raccontare le mutazioni drammatiche e inevitabili della Cina di questi ultimi anni, soprattutto in quel senso di frammentazione e dispersione che trova uomini atti a condividere il loro sofferto cameratismo, e donne smarrite dai loro affetti più "veri".

Splendidi i primi 15 minuti del film, con quei fotogrammi che precedono l'intenzione di ergersi da una parte a opera minimalista dall'altra ad affresco solenne della Cina di oggi: quella dei viandanti e degli sfrattati, della tecnologia che avanza, del denaro come forma di astruso potere che recide il mondo "antico e tradizionalista" del mondo contadino.

Ci sono immagini che lasciano stregate per la loro bellezza: i villaggi disegnati sulle banconote (ormai unico segno di testimonianza visiva), il ponte illuminato di sera, i lavoratori dei traghetti che mangiano tutti insieme il "rancio" giornaliero.

Può far sorridere questa insistenza del regista di soffermarsi sulla modernità (v. cellulari e suonerie) davanti al tumulto di un Grande Paese che guarda rapidamente al Futuro, ma è forse un retaggio inevitabile.

Le storie del minatore che cerca la figlia e di un'infermiera abbandonata dal marito non possono non far pensare al film di Amelio presente anch'esso alla Mostra del Cinema del 2006, "La stella che non c'è": film lodevole, ma sprovvisto dell'esperienza necessaria (individuale) per non dubitare talvolta della sua (indubbia) sincerità.

In "Still life" tutto è macerie, distruzione, rimozione, ma con lo sguardo che guarda al futuro non senza un fatalismo incontrollato che rivela tra le pieghe dei personaggi una repressa amarezza.

"Non dobbiamo scordarci chi siamo" diventa così un monito forzato, un sussurro sfocato da un'impossibilità di gridare più forte la propria rabbia.

Leone d'oro a Venezia 2006: fu vera gloria? Mah è difficile dirlo, perchè se è vero che il film resta un magnifico antidoto a Micheal Moore (con tutto il rispetto) e una ventata proverbiale di innovazione e freschezza, se è vero che la sensazione di un Capolavoro permane, direi che è altrettanto facile biasimare un'impronta stilistica che a volte sembra ritorcersi su se stessa: fino a "suggerire" che in fondo si tratta "solo" di un bellissimo film in parte tradito dalla sua stessa "funzione" culturale