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STILL LIFE regia di Jia Zhang-Ke

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Invia una mail all'autore del commento logical     8 / 10  02/05/2007 01:50:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film inizia con un pianosequenza degno di Sokurov: cinesi sul battello che porta alla città sul fiume, una di quelle che poi scompariranno sotto la diga; il movimento è lento e circolare, come quando ci si guarda intorno e proprio non si riconosce nulla di familiare, e tutto sembra strano allo stesso modo, senza potere fare attenzione a niente o a nessuno, le persone come le cose girano in un vortice lento che chiude ogni vista.
La Cina è un popolo di cose e persone, indistinguibili, urlanti e polverose, cose su cose che annegano o che crollano o che nascono e si illuminano come un ponte, nuovo di zecca, che sembra l'unico oggetto al corrente del futuro imminente.
Il film scorre così, tra fiumi di acqua e fiumi di cose e persone; qualcuno si cerca, si informa, un ragazzino canta due canzoni bellissime: "ti amo come il topo ama il riso" mentre un paese demolisce se stesso per fare spazio all'acqua che arriverà 153 metri più sopra. Non c'è denuncia, non c'è l'emozione esemplare o l'urlo catartico; il mondo scivola nel futuro senza che le cose lo sappiano, le persone aiutano le cose a morire e altre cose arriveranno ancora.
E' un film che racconta un popolo e non le faccende di qualcuno che crede di essere il dolore del mondo. Un miracolo, come se un monumento partisse a razzo verso il cielo o un acrobata, tra due case crollate...