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L'ULTIMO BUSCADERO regia di Sam Peckinpah

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amterme63     7 / 10  17/01/2010 22:46:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Peckinpah con questo film fa un ritratto nostalgico ed elegiaco di un mondo ormai scomparso, quello dell’America rustica, genuina, avventurosa; un mondo che aveva come valori l’abilità fisica, la vita all’aria aperta, l’avventura, il non essere soffocati da norme o impegni, la libertà di darsi ai vizi del bere e del sesso. Il poco che rimane di questo mondo è destinato a vivere solo nelle parate e nei rodei, come mito imbalsamato a uso e consumo dei turisti.
Il mondo del presente e del futuro è quello dell’imprenditoria, del mattone e della pubblicità. Un modo di vivere che si basa sui soldi, sulle regole della vita borghese e cittadina, le quali hanno ormai sostituito l’anarchia e la bisboccia dei vecchi cowboys.
Il film è ambientato nel presente, ma si ispira, secondo me, a Sentieri Selvaggi di John Ford. Junior Bonner, come Ethan, è un solitario, un “anziano” che si sente ormai sul viale del tramonto ma che riesce lo stesso a dimostrare ancora grande valore ed esperienza. Come Ethan, si sente molto legato al valore della famiglia, contribuisce spassionatamente a tenerla unita, ma una volta eseguito il suo compito torna alla sua libertà, al suo mondo selvaggio, a cui non sa rinunciare.
Certo non ci sono più gli indiani, non ci sono più battaglie violente o cruente, le stesse s*****ttate nei bar (i saloon sono ormai scomparsi) sono qualcosa di rituale e riflesso. Il protagonista quindi ha soprattutto qualità pacifiche e agisce a volte con fare malinconico e rassegnato, anche se non demorde e cerca di andare fino in fondo alla sua strada. Di Junior Bonner risalta soprattutto il sorriso e lo sguardo (bella interpretazione di Steve McQueen). L’impresa che riesce a fare è trattata stilisticamente come qualcosa di normale, senza enfasi. E’ un “eroe” quindi semplice e modesto a cui tutti vogliono bene.
E’ come se Peckinpah con questo film avesse voluto reagire alla accuse di vedere tutto esclusivamente con gli occhi della violenza (vedi Cane di Paglia). Solo che il mondo senza “violenza” appare come un mondo senza nerbo, noioso, fatto solo di opportunisti e gente senza valore.
Questa volontà di smorzare non giova secondo me a Peckinpah. Il film scorre a volte lento e piatto, sembra a tratti un documentario. E’ pur sempre un discreto film, tecnicamente eccellente, animato a volte – come nella s*****ttata – dal montaggio spezzettato e frenetico tipico di Peckinpah. Colonna sonora ovviamente country.
Peckinpah si conferma un inguaribile “conservatore”.