JOKER1926 6 / 10 14/04/2020 03:34:14 » Rispondi Si nota molto sperimentalismo intorno al lavoro targato Hitchcock del 1948, "Nodo alla gola". La curiosità e l'importanza di questo film, risiedono essenzialmente, in un quattro o cinque trovate tecniche di livello non banale. "Nodo alla gola" è girato in un unico spazio, questa è una caratteristica molto cara ad Alfred Hitchcock, la scena inoltre è impostata su piani sequenza, significa che non c'è stacco di montaggio e gli attori sono tenuti ad allenare la mente per le battute del copione. Qualche altra scena è costruita su un accattivante campo lungo. Fotografia di ottima fattura e gioco coreografico di livello altissimo. In questo ambaradan di pregevolissimi giochi tecnici, "Nodo alla gola", riesce a trarre benefici, con una durata sapientemente circoscritta, il film riesce, senza troppe difficoltà, a non perdere ritmo e risulta essere persino godibile (molti film di Alfred Hitchcock perdono molto in termini di dinamismo e vivacità).
La mano registica in "Nodo alla gola" viene fuori in maniera quasi esuberante, ma da sola, evidentemente, non basta a decretare la (presunta) grandezza di questo film di fine anni quaranta. La trama è allestita su una base alquanto forzata, il senso di artifizio narrativo è pregnante. Il film, forse, vorrebbe giocare sulla psicologia sfruttando l'assist di una narrazione un po'assente. Quindi, in teoria, cosa dovrebbe succedere: la storia funge da apripista lasciando le redini del gioco ad una sceneggiatura sottile e perspicace. "Nodo alla gola", però, non ha forza né a livello di narrativa né a livello di introspezione. La scena teatrale non può debordare su particolari incastri, la stessa sceneggiatura non riesce mai, fino in fondo, a far decollare i personaggi; si avverte molta retorica nelle ritualità degli attori. Tutto poco naturale, tutto costruito a tavolino. Da escludere inderogabilmente, i moventi dell'omicidio, un'accozzaglia indicibile di pseudo filosofie degne del peggior millantatore dell'ultimo bar di campagna.
"Nodo alla gola" muore lentamente nel suo sperimentalismo mistico, decretato da una discutibile osmosi teatro/cinema, ove Hitchcock sembra esaltarsi in un gioco senza particolari obiettivi di trazione e pathos.