kowalsky 6 / 10 06/12/2007 02:07:16 » Rispondi Non serve a nulla chiederci quanto sia retorico ed edificante questo film se il risultato complessivo supera di gran lunga i territori del mainstream made in Usa più consueti. E' facile dire che la storia mi abbia emozionato, e del resto la regista implode, gratuitamente, con una serie di immagini e situazioni atte a far facilmente presa sullo spettatore (compreso il stucchevolissimo finale). I genitori Jonathan Myers e Keri Russell sono (giustamente?) belli e patinati, e sembrano usciti da un party mondano, lui intona Moondance guardando le stelle (imbarazzante come si possa s.p.u.t.t.a.nare un capolavoro di Van Morrison dopo lo scempio già offerto da M. Bublè) e certi momenti suonano falsissimi, vere e proprie markette concesse all'edonismo hollywoodiano (il padre e il figlio che si trovano a suonare nel parco senza sapere di essere imparentati).
Tuttavia, l'idea di trasportare Dickens e Collodi nel contesto Usa, e precisamente in una New York di emarginati e ragazzini smarriti, non è male. E lo stesso Robin Williams, Fagin contemporaneo con una mise stile Bono Vox sarà gigione, ma adorabile. Senza contare il bravissimo Highmore, finalmente un bambino che "recita" senza enfasi.
Insomma, il film è gradevole, e dà l'impressione di essere (nonostante i suoi alti e bassi) più sincero di tanti altri film del genere. Il titolo, che fa perno alla "magia" della risonanza e dell'armonia (un tema che, affrontato meglio, stuzzica qualche dibattito in più) ricorda quello del lagnoso "music of my heart" di Craven e rispetto a quel film si nota un progressivo miglioramento, un'interesse sociale meno prefabbricato. Ma è soprattutto il modo in cui è girato che fa pensare a un'ottima occasione perduta: le esibizioni sovrapposte dei due (occasionali) amanti, il bambino smarrito nel fragore della grande città, e perchè no? la fauna variegata ed eccentrica che conosce.
Intendiamoci: siamo sempre su un climax buonista (cfr. il nostro Muccino sembra l'abbia conosciuto bene) dove orfanelli veri e presunti e accattoni da strada sembrano usciti dal giardino della felicità.
E purtroppo questo trionfo della Favola Borghese a tutti i costi, questo spreco di emozioni rimosse e consegnate all'happy end conciliatorio tolgono respiro a un film che avrebbe potuto essere ben diverso dal campionario di certezze affettive che ambisce a creare
Tempesta 01/01/2008 19:02:40 » Rispondi Ma perchè qualche volta non valuti una pellicola per quello che è?Si tratta di un un film fiabesco punto,non credo ci sia bisogno di commentarlo cercando il pelo nell'uovo.Sorridi e tutto sarà più facile.
kowalsky 07/01/2008 14:25:53 » Rispondi Se tu fai un film natalizio in cui cerchi di metterci dentro una denuncia sociale, non puoi passarla franca... è come mettere davanti le mani e poi ritirarle, la colpa è della regista... i film fiabeschi punto come i libri di favole punto hanno sempre una morale o una metafora non credete???
Tempesta 08/01/2008 10:33:12 » Rispondi Scusa ma non capisco??Perchè questa pellicola non ha una morale??
kowalsky 08/01/2008 11:21:32 » Rispondi Non ho detto che non ce l'ha... anzi. Ho solo detto che le intenzioni sono superiori al risultato